martedì 31 marzo 2009

FINI E AN HANNO TRADITO, MA NOI CONTINUIAMO LA BATTAGLIA E NON MOLLIAMO!

FINI CON IL SALUTO ROMANO, QUANDO DEFINIVA BENITO MUSSOLINI
IL PIU' GRANDE STATISTA DELLA STORIA E SFRUTTAVA I GIOVANI
CHE MORIVANO PER FARGLI STRADA E CONQUISTARE SPAZI PERSONALI
IN POLITICA!

lunedì 30 marzo 2009

SIAMO NOI LA CONTINUITA' STORICA CON IL MSI DI ALMIRANTE!

COMUNICATO STAMPA
IL MOVIMENTO IDEA SOCIALE CON GIUSEPPE ALVITI E RAFFAELE
BRUNO: STORACE NON E' L'UNICO A POTERE RIVENDICARE LA
CONTINUITA' NSTORICA CON IL MOVIMENTO SOCIALE DI ALMIRANTE!
IL VICE SEGRETARIO NAZIONALE RAFFAELE BRUNO E DEL DIRIGENTE
REGIONALE ALLE ATTIVITA' SOCIALI GIUSEPPE ALVITI DEL
MOVIMENTO IDEA SOCIALE CON RAUTI,HANNO RISPOSTO ALLE
DICHIARAZIONI DEL SEGRETARIO DELLA DESTRA FRANCESCO STORACE,
IL QUALE IN UNA RECENTE INTERVISTA HA DEFINITO IL SUO
PARTITO E' L'UNICA FORZA IN DIRITTO DI CONTINUARE LA STORIA
DEL MSI.
I DIRIGENTI DEL MIS RICORDANO CHE LORO HANNO LASCIATO AN A
FIUGGI, QUINDICI ANNI OR SONO, QUANDO SI COMPRENDEVA GIA'
DOVE ANDASSE A PARARE FINI E IL SUO PROGETTO
LIBERALCAPITALISTA. SUCCESSIVAMENTE A FIUGGI L'ON STORACE E'
RIMASTO PER TREDICI ANNI IN AN. E' STATO MINISTRO DEL CDL E
PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO ED HA RAPPRESENTATO A.N. AI
MASSIMI LIVELLI. SOLO DA UN ANNO STORACE E BUONTEMPO SI SONO
ACCORTI CHE QUALCOSA NON ANDAVA, APPENA FINI GLI HA NEGATO
SPAZI E POSTI IN LISTA E ALLORA SI SONO RICORDATI DEL MSI E
DI ALMIRANTE.
NOI INSIEME A RAUTI ABBIAMO IL DIRITTO A POTERE RIVENDICARE
LA VERA IDENTITA' DEL MSI, SULLA STRADA RIMARCATA DA
ALMIRANTE. BRUNO E ALVITI INVITANO TUTTI COLORO CHE NON SI
RICONOSCONO IN QUESTO PATTUME POLITICO E NEL PDL AD ADERIRE
ALL'UNICA FIAMMA CHE BRILLA DI LUCE PROPRIA E CHE CONTINUA
LA BATTAGLIA DEI VALORI, DEGLI IDEALI E DEI PRINCIPI PER I
QUALI TANTI GIOVANI CI HANNO CREDUTO E SI SONO IMMOLATI!

LETTERA DA UNO SFRATTATO PER MOROSITA' PER NECESSITA' A RAFFAELE BRUNO

SULLA PROPROSTA FATTA AL GOVERNO DA RAFFAELE BRUNO DI
BLOCCARE PER LEGGE GLI SFRATTI DI MOROSITA' E' ARRIVATA LA
SEGUENTE LETTERA DI UNA PERSONA CHE VIVE IL DRAMMA. PUR
FIRMANDOSI, CI HA CHIESTO DI NON DIVULGARE IL SUO NOME! ECCO
LA TOCCANTE LETTERA DI SEGUITO:

Egregio Signore,

anche se abito nel "ricco nord-est" e precisamente a
Venezia,
forse questo è il mio ultimo contatto con il mondo e
scrivo a lei
perchè ho trovato e letto la sua proposta che vengano per
legge
bloccati gli sfratti per morosità. E' una cosa sacrosanta
e grazie per esserci
perchè lei è probabilmente l'unica persona in questo
Paese a pensare
a noi, senza lavoro e con la minaccia dello sfratto per
morosità.
Ma è una morosità perchè non abbiamo lavoro e nemmeno
i requisiti per
la pensione: io, a 59 anni, non mi è stato rinnovato il
co.co.pro scaduto il
31 Luglio 2008 al quale da anni mi son dovuta adattare; mio
marito, 64enne,
da anni con lavori precari e a termine, è senza
occupazione dal 27 Dicembre 2008. Abbiamo finito i pochi
risparmi e non
abbiamo più niente. Siamo in arretato con condominio e
riscaldamento e
da un mese, con l'affitto. Non riusciamo a trovare lavoro e
non sappiamo più
dove cercare, con chi parlare, cosa fare.
Ho tenuto il computer perchè contavo continuare il mio
lavoro da casa e per
sentirmi ancora legata al mondo e al lavoro, ma è un
brutto momento ecoomico.
anche per chi. come me, lavorava da una vita nel turismo
culturale.
Dovrò, fra pochi giorni, lasciare anche questo perchè la
bolletta non riusciamo più a pagarla.
Non siamo, purtroppo, nè "tute blu" nè muratori albanesi
o romeni che arriveranno
a frotte grazie al "piano per l'edilizia" appena varato dal
Governo.
Se risponderà, probabilmente non potrò leggerla per i
motivi di cui sopra.
Nessuno si accorge delle tristi e disperate situazioni come
la nostra e la dignità
ci impedisce gesti eclatanti di protesta che finirebbero
banalizzati come lo sono
le notizie che riportano i suicidi per disperazione da
mancanza di lavoro... e
senza nemmeno il nome dello sfortunato/a per via della
privacy, con la notizia che
toglie spazio sui giornali ai sorrisi da deficienti di
politici inetti.
Continui e non molli, per favore.
Grazie per l'attenzione e vive cordialità.

domenica 29 marzo 2009

ACERRA: DOPO AVERE INQUINATO LA TERRA, ORA INQUINANO ANCHE L'ARIA!

MOVIMENTO IDEA SOCIALE CON RAUTI E VENTO DEL SUD RIBADISCONO
IL PROPRIO NO AL PIANO DEI RIFIUTI DEL GOVERNO IN CAMPAMIA
E IN PARTICOLARE ALLA MEGA DISCARICA DI CHIAIANO E
ALL'INCENERITORE DI ACERRA. LA LOTTA CONTINUA!

sabato 28 marzo 2009

L'ASSOCIAZIONE ITALIANA DIVERSAMENTE ABILI MANIFESTA CONTRO BERLUSCONI A ROMA

A.N.I.D.A. Onlus
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ITALIANA DIVERSAMENTE ABILI

COMUNICATO STAMPA DEL 28-03-2009

BERLUSCONI NON CONVOCA L'A.N.I.D.A.
L'A.N.I.D.A. SI AUTOCONVOCA
E VA DA BERLUSCONI

MARTEDI' 31 MARZO 2009
LO ZOCCOLO DURO DELL'A.N.I.D.A.
PRESIDIERA' PALAZZO CHIGI

I PULLMAN PARTIRANNO DALLA SEDE DELL'A.N.I.D.A.
PIAZZA CAVOUR, 38 ALLE ORE 7.00
SIT-IN PREVISTO ALLE ORE 12:00 CIRCA

GLI ULTIMI GOVERNI
HANNO SEMPRE CONDIVISO LA NOBILE BATTAGLIA
DELL'A.N.I.D.A.,
MA NON HANNO
MAI TRASFORMATO LE PROMESSE IN FATTI CONCRETI

L'A.N.I.D.A. SI RIVOLGE A TUTTI I MASS-MEDIA
PER DARE RISONANZA A TALI INIZIATIVE.

I MOTIVI DI TALE PROTESTA
SONO PRESENTI SUL NOSTRO SITO
www.anidaonlus.it.

STAFF ANIDA

CHIUNQUE VOGLIA PRENDERE PARTE ALLA MANIFESTAZIONE E NON
ABBIA ANCORA CONFERMATO LA SUA PARTECIPAZIONE E' PREGATO
DI CONTATTARE CIRO ZARLENGO AL NUMERO 339-2753726 O PRENDERE
CONTATTI CON L'ASSOCIAZIONE PER I POSTI NEI PULLMAN.

A.N.I.D.A
p.zza Cavour 38 - 80137 Napoli
Tel/Fax +39.081.4420084 Tel +39.081.2184092
sito www.anidaonlus.it e-mail anidaweb@libero.it

BRUNO: NO AL FEDERALISMO CHE PREMIA I RICCHI E AFFOSSA IL MEZZOGIORNO!

COMUNICATO STAMPA
BRUNO: NO AL FEDERALISMO CHE PREMIA I RICCHI E AFFOSSA IL
SUD!

In vista dell'approvazione definitiva della Legge sul
Federalismo fiscale (manca solo l'approvazione al Senato),
il Vice Segretario Nazionale Vicario e responsabile del
Dipartimento per le Politiche del Mezzogiorno del Movimento
Idea Sociale con Rauti Raffaele Bruno ha dichiarato:
"Altro che Mezzogiorno assistito dallo Stato e "palla
al piede dell'Italia". Sono le regioni più ricche che
percepiscono la maggior parte dei fondi statali. La
sentenza della Consulta sulla spesa regionale riporta
l'attenzione proprio sul tema del federalismo. Può
allora essere utile sapere che ormai anche colui che è
unanimemente riconosciuto come il padre del federalismo
fiscale italiano, Piero Giarda, ne è fermamente convinto:
il decreto approvato, quello che stabilisce i criteri di
riparto dei fondi statali tra le regioni a statuto
ordinario, non funziona. Non funziona secondo il professore
di Scienza delle finanze della Cattolica di Milano, perché
trasferisce più risorse alle regioni ricche che a quelle
povere. Prendiamo il caso della Campania. Se andiamo a
leggere i dati dell'ultimissimo libro di Giarda,
L'esperienza italiana di federalismo fiscale, pubblicato
dall'edizioni Il Mulino, apprendiamo che ogni cittadino
campano nel 2002 ha perso 4,25 euro di trasferimenti
statali. Se il decreto 56/2000 fosse stato correttamente
applicato, la Campania avrebbe perso solo 1,22 euro per
abitante. La Lombardia, viceversa, ha guadagnato, sempre nel
2002, 5,20 euro in più di trasferimenti statali per
abitante; mentre, se il decreto fosse stato correttamente
applicato, ne avrebbe guadagnato soltanto 2,35 per abitante.
Lo stesso vale, ovviamente, con cifre diverse, per Puglia e
Calabria. Insomma, il decreto 56/2000 toglie risorse alle
regioni povere per darle alle ricche. Il nuovo Titolo V
della Costituzione, legislatura non introduce nel nostro
ordinamento alcuni principi di federalismo fiscale. In
particolare mentre l'articolo 117 introduce i cosiddetti
livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti
civili e sociali (che devono essere uguali per tutti),
l'articolo 119 prevede il fondo di perequazione per i
territori con minor capacità fiscale. Questi due principi
non possono essere concretamente applicati insieme a meno di
far prevalere l'uno comprimendo l'altro fino a svuotarlo
di significato. Il federalismo fiscale così com'è non
può, insomma essere applicato correttamente, a meno che
non si voglia accettare una differenziazione nel
trattamento dei cittadini delle regioni forti rispetto a
quelli delle regioni deboli e si realizzi così una palese
ingiustizia. Si tratta di un federalismo che premia i ricchi
e affossa le regioni in difficoltà del Mezzogiorno già
penalizzate dal malgoverno endemico del centro destra e del
centro sinistra nei confronti del Sud".
Napoli, 28 marzo 2009
L'addetto stampa

DA LEPTIS MAGNA ALLA BALBIA!

DA LEPTIS MAGNA ALLA BALBIA

di Umberto Franzese


L'Italia si trovò a mettere piede nel Continente Nero
avendo la Società di Navigazione Rubattino acquistato, da
alcuni Sultani arabi, la baia di Assab per stabilirvi un
deposito di carbone.
Iniziava così, in modo del tutto indolore, la
colonizzazione italiana.
Intanto L'Inghilterra dominava sul Mare Nostrum avendo
già Gibilterra (1713), Malta (1813), Cipro (1884). La
Francia, nel giugno del 1830, con la spedizione di Algeri,
aveva avviato la sua penetrazione in Africa. La Germania,
per citarne soltanto tre delle nazioni europee, possedeva,
dal 1884, la baia di Angra-Pequena, il protettorato del
Togo, del golfo di Guinea, del Camerun.
Col Trattato di Berlino del 1884 si apriva tra Germania,
Inghilterra, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Olanda,
Turchia, Stati Uniti e restanti Stati europei, una vera e
propria corsa per accaparrarsi un "posto al sole".
L'Italia arrivava sulla "quarta sponda" per stabilire
un punto di snodo commerciale, in assoluto, buon'ultima,
prendendosi lo scarto, ovvero quello che le altre potenze
avevano lasciato. Seminando oltre misura in Etiopia, in
Eritrea, in Libia, e senza raccoglierne i frutti.
Di recente è stato siglato un accordo tra il nostro Paese
e il colonnello Gheddafi per i danni inflitti dall'Italia
alla Libia durante il periodo coloniale.
A differenza delle altre nazioni europee, il nostro non fu
un "colonialismo di rapina" e lasciammo laggiù, pur
tra eccessi ed episodi di intolleranza, come è successo
nel corso di tutte le guerre coloniali, un buon ricordo. Da
testimonianze raccolte attraverso coloni che in terra
d'Africa hanno vissuto e hanno faticato e sudato per
rendere fertile un terreno arido e costruire e innalzare
mura, viene fuori un racconto che non somiglia affatto a
quello di "italiani odiosi colonialisti", piuttosto di
italiani civilizzatori.
La Libia, provincia romana fino al IV secolo, godette di
grande prosperità regnando Settimio Severo, imperatore
nordafricano di Leptis Magna. Con Sabratha, Leptis Magna in
Tripolitania, è uno dei complessi monumentali
dell'antichità di prim'ordine. Ne fanno fede: l'Arco
di Settimio Severo; le Terme, le più vaste delle province
dell'Impero; la Palestra con Marte seduto e il Ninfeo
Maggiore; il Foro Nuovo; la Basilica; il Porto; il Foro
Vecchio e la Curia; il Teatro di Augusto e l'Arco di
Traiano.
Nel 1937 la Libia veniva divisa in quattro province
costiere: Tripoli, Misurata, Bengasi, Derna. Con la
costituzione dell'Ente per la Colonizzazione della Libia,
la maggiore finalità era quella della "messa in
valore" dei terreni mediante l'appoderamento e
l'immissione di famiglie coloniche. Accanto a villaggi
agricoli italiani, come: il Razza, il Beda Littoria, Luigi
Savoia, Berta, Maddalena, quelli musulmani di Fagre, Zehra,
Mansura, Chadra, Nahiba, Gelida, Mehamura, Naima.
Gli accordi stabiliti tra l'Italia –marzo 2009- e la
Libia, prevedono investimenti per "una autostrada costiera
che attraversa tutta la Libia. Il colonnello Gheddafi,
laddove costruimmo la Litoranea libica, ovvero la Balbia,
dal nome del Governatore Italo Balbo, il trasvolatore
atlantico, il Maresciallo dell'Aria, chiede all'Italia
un autostrada a quattro corsie. Ma strade, grazie
all'efficientissima opera del Regime, negli anni Trenta,
in Libia, se ne costruirono e come!
A Tripoli il maestoso lungomare; la Balbia, da Tripoli a
Homs, Zuara, Tunisi, Bengasi fino ad Alessandria d'Egitto.
Le camionabili Bu Zeian, Mizda, Gefara; l'Agedabia -
Gialo.
La linea ferroviaria da Tripoli per Zuara – Bengasi –
Alessandria. Servizi di autocorriere: Tripoli – Castel
Benito per Garian; da Tripoli a Homs – Zliten – Misurata
– Buerat – Sirte; la Crispi – Gioda – Misurata –
Sidi Marahahat; la Misurata – Beni Ulid. Porti e scali
marittimi: Zuara Marina; Leptis Magna; Bengasi col lungomare
Mussolini; Bardia. Autolinee: Bengasi – Cirene; Derna –
Tobruch – Bardia.


La recente intesa prevede ancora la costruzione di alloggi
nel Paese nordafricano, borse di studio per studenti liberi
e pensioni di invalidità per i mutilati.
Il rinnovamento della città di Tripoli cominciò nel 1922
con la costruzione del Palazzo delle Poste; il Palazzo
dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale; il
Palazzo di Giustizia; il Grande Albergo; la Banca
d'Italia; il Teatro Miramare; il Banco di Roma. Nel 1939,
a Castelvetere, a cura dell'Istituto della Previdenza
Sociale, fu installato il comprensorio della Borgata rurale
Corradini, comprendente una scuola, una chiesetta, il
mercato, lo spaccio cooperativo. Su un terreno di 4000
ettari furono sistemate colture di olivi, mandorli, viti,
cereali. L'approvvigionamento idrico era assicurato grazie
a pozzi con aeromotori. A Bengasi il Teatro Municipale su
progetto di Piacentini e Piccinato, la Banca d'Italia, il
Palazzo del Governo, il Palazzo del Littorio, il Palazzo
Sichenberger, il Palazzo del Governatore del 1929, il
Mercato coperto del 1922. Sulla strada da Bengasi per
Alessandria d'Egitto fu istituto il villaggio agricolo
Francesco Baracca del 1938.
A coronamento di tale messe di opere, la realizzazione di
una infinità di infrastrutture in una elencazione del
tutto ridotta: l'Ente Turistico della Libia; la Fiera
Campionaria di Tripoli; la Mille- Miglia libica; il Raduno
Automobilistico del Nordafrica. Gli spettacoli classici al
Teatro romano di Sabratha; i collegamenti marittimi gestiti
dalla Società di Navigazione Tirrenia, da Siracusa a
Tripoli, a Bengasi; da Napoli e da Palermo per Tripoli,
Misurata, Bengasi, Derna. Le linee aeree gestite dall'Ala
Littoria: Roma – Siracusa – Malta – Tripoli. La
collocazione di alberghi di ristoranti, di ospedali, poste e
telegrafi, telefoni. Strutture sportive e ricreative.
I libici, ancora oggi, camminano sulle strade tracciate
dagli italiani; abitano villaggi costruiti da italiani;
sfruttano pozzi scavati da italiani; attraversano ponti
eretti da italiani; si curano in ospedali messi in piedi da
italiani. C'è una intera collettività di nostri
connazionali che fanno capo all'Associazione Italiana
Rimpatriati della Libia che da 38 anni attende che sia posto
fine a un contenzioso per i beni confiscati da Gheddafi agli
italiani di Libia. Nel 1964, ad un gruppo di ex coloni che
ebbe la ventura di visitare un appoderamento nella Tripoli
di re Idris, fu mostrato dal direttore del villaggio fondato
da italiani, un ritratto di Mussolini col seguente commento:
"Grande uomo il vostro Duce". Con l'avvento del
colonnello non solo gli Italiani civilizzatori furono
cacciati, ma persino i loro cimiteri furono distrutti. Oggi,
con le carrette del mare, i nordafricani vengono a bussare
alle nostre porte, accolti e accettati, ma quando anni
addietro i pescherecci siciliani menavano le reti in
prossimità delle loro acque, o gli sparavano addosso o gli
sequestravano le imbarcazioni.

venerdì 27 marzo 2009

BRUNO: CONTRO GLI USURAI LEGALIZZATI CHIEDIAMO L'AMNISTIA FISCALE PER TUTTI!

C O M U N I C A T O S T A M P A

BRUNO CHIEDE L'AMNISTIA FISCALE PER METTERE FINE A SOPRUSI
E VESSAZIONI DI EQUITALIA-POLIS (EX GESTLINE) ED ARIN -
SPA CONTRO CITTADINI INERMI E FAMIGLIE IN GRAVI
DIFFICOLTA' ECONOMICHE!


Sull'argomento il Vice Segretario Nazionale Vicario e
Responsabile del Dipartimento per le Politiche del
Mezzogiorno del Movimento Idea Sociale Raffaele Bruno, ha
dichiarato:

"Centinaia di onesti contribuenti tartassati e vittime
innocenti e indifese della mala burocrazia e del business
infame del sistema dittatoriale e del taglieggiamento
fiscale di Equitalia Polis e dell'Arin Spa si stanno
rivolgendo a noi lamentando arrivi di "cartelle pazze" e
di migliaia di avvisi intimidatori. Si tratta molto spesso
di scandalose cartelle e avvisi di pagamento relativi a
crediti prescritti, inesistenti, mai notificati
precedentemente o già pagati. Migliaia di avvisi
intimidatori sono stati inviati anche a migliaia di
cittadini da parte dell'Arin Spa (la partecipata del
Comune di Napoli che gestisce l'Acquedotto di cui
presidente è Barracco) nei quali si pretende il pagamento
immediato di cifre per acqua erogata e non pagata risalente
dal 1989 in poi. Spesso si tratta di migliaia di euro da
pagare in un'unica soluzione, chieste a famiglie
monoreddito, precari, disoccupati e pensionati in un momento
di grave crisi economica. Di fronte a questa arroganza ci
schieriamo con le famiglie in difficoltà, invitiamo i
cittadini a organizzarsi, fronteggiare questi usurai con la
protesta e la mobilitazione e chiediamo l'amnistia fiscale
per tutti".

Napoli, 27 marzo 2009 L'Addetto Stampa
del MIS con Rauti

FINI E AN HANNO TRADITO, MA NOI CONTINUIAMO E NON MOLLIAMO!

Mentre fini ha tradito intere generazioni che ci hanno
creduto e tanti giovani sono morti anche per consentirgli
di arrivare dov'è, noi con Pino Rauti andiamo avanti con
le nostre idee, i nostri valori e principi! Boia chi molla!

mercoledì 25 marzo 2009

BRUNO: IL PIANO RIFIUTI DEL GOVERNO IN CAMPANIA E' UN VERO ASSASSINIO!

C O M U N I C A T O S T A M P A
IN CAMPANIA TRA INCENERITORI E MEGA DISCARICHE GUIDO
BERTOLASO CI STA ASSASSINANDO! CAMBIANO I GOVERNI, MA LUI
RESTA SEMPRE AL SUO POSTO!

Sull'argomento il Vice Segretario Nazionale Vicario e
responsabile del Dipartimento per le politiche del
Mezzogiorno del Movimento Idea Sociale Raffaele Bruno ha
dichiarato:

"In Campania, tra inceneritori e mega discariche
Bertolaso ci sta assassinando. Passano le stagioni, cambiano
i governi, ma Bertolaso non tramonta mai. Che si tratti di
guerre, emergenze idriche, alluvioni, terremoti o emergenze
rifiuti, c'è sempre lui al timone di guida. Questa sorte
di tuttologo ambiguo e dal multiforme ingegno è una
panacea personificata di tutti i mali. Un unto del Signore,
un moderno demiurgo o uno sciamano dei nostri giorni? Dal
1982 al '90 coordina tutti i progetti di emergenza e di
assistenza umanitaria nei paesi in via di sviluppo per conto
del "Dipartimento Cooperazione e sviluppo" del
ministero degli Esteri. Nel 1990 è capo di gabinetto del
ministero degli Affari sociali. Nel '93 viene nominato
direttore dell'Unicef a New York e nel '96 capo
Dipartimento della Protezione civile sotto il governo Prodi.
Dal '98 dirige il "Grande Giubileo",poi nel 2002
gestisce di tutto, dalle epidemie alle parate dei capi di
Stato, dal vertice Fao al semestre italiano di presidenza
europea del 2003 fino alla firma in Campidoglio della
Costituzione europea nel 2004. In ognuna di queste
occasioni i fondi erogati dal Tesoro sono spesi senza regole
ed autorizzazioni. A poche ore dalle catastrofi Bertolaso
ottiene le ordinanze che gli affidano la gestione dei fondi
privati raccolti attraverso i gestori telefonici e non da
mai conto a nessuno di come sono spesi questi soldi. Tra il
2003 e il 2004 è nominato Commissario straordinario del
governo per la prevenzione del rischio Sars. Nel 2007 gli
viene affidata la gestione dell'emergenza incendi, con
risultati catastrofici per la nazione. Nell'ottobre 2006
succede a Corrado Catenacci come commissario straordinario
dell'emergenza rifiuti in Campania. Come ultimo incarico
il governo di centro-sinistra lo nomina Commissario
straordinario per il "G8 della Maddalena". Anche questa
volta gli vengono conferiti pieni poteri e la possibilità
di derogare alle leggi statali e regionali (in primis quelli
dei contratti pubblici). Dulcis in fundo, Berlusconi lo
nomina Sottosegretario con delega per i rifiuti, mentre
rimane (carica incompatibile) Capo della Protezione civile.
Invece di proteggere la salute degli italiani è
specializzato nel realizzare mega discariche (vedi Chiamano)
e inceneritori (vedi Acerra), dannosi alla salute dei
cittadini che lui dovrebbe proteggere. Una specie di
superuomo, insomma, un illuminato tra gli illuminati.
Sapiente tra i sapienti. Buono per tutti gli usi e per tutte
le stagioni."

Napoli, 25 marzo 2009 L'Addetto Stampa del
MIS con Rauti

lunedì 23 marzo 2009

BRUNO MIS, RISCHIO SFRATTI, IL GOVERNO LI BLOCCHI TUTTI!

CASA, RISCHIO SFRATTO PER 150MILA FAMIGLIE. BRUNO (MIS): IL
GOVERNO LI BLOCCHI TUTTI!

Sull'argomento Il Vice Segretario Nazionale Vicario e
Responsabile del Dipartimento per le Politiche del
Mezzogiorno Raffaele Bruno ha dichiarato:

"constatiamo con preoccupazione il fatto che dopo l'allarme
lavoro è arrivato anche il rischio sfratto. Mentre il
Governo prepara un 'Piano casa' come stimolo per la
crescita, una recente indagine ha fatto sapere che ben 150
mila famiglie potrebbero presto restare senza abitazione.
Esiste una forte difficoltà delle famiglie in affitto a
sostenere gli attuali livelli di mercato. Data
l'insostenibilità dei canoni, delle spese per l'
abitazione e dell'aggravarsi della situazione economica e
occupazionale senza misure di sostegno al reddito delle
famiglie in affitto. Così nel triennio 2009/2011 si
prevede che altre 150.000 famiglie perderanno la propria
abitazione subendo uno sfratto per morosità, incapaci di
far fronte al pagamento dell'affitto.
Il mercato dell'affitto privato, infatti è caratterizzato
da quella famiglia tipo che oggi più che mai subisce gli
effetti della crisi economica: il 20,5% dei nuclei sono
unipersonali, il 67% delle famiglie in affitto percepisce un
solo reddito e in queste il 39,6% è rappresentato da
operai e il 29,2% da pensionati, più di un quinto dei
capofamiglia ha oltre 65 anni e un quarto è costituito da
donne. Uno 'spaccato sociale che, alla luce della
gravissima crisi economica, potrebbe avere conseguenze
nefaste per uno dei beni essenziali: la casa. Per le
famiglie dove spesso l'unica entrate è un reddito da
lavoro dipendente o una pensione, infatti, l'affitto incide
con percentuali insostenibili. In generale, le spese totali
per l'abitazione gravano sul reddito mediamente tra il 50 e
il 70%, a fronte di un reddito medio da lavoro dipendente
sostanzialmente invariato, gli affitti sono aumentati del
16% nel corso del 2008. Guardando le aree metropolitane a
più alta tensione abitativa, nel complesso sono stati
emessi quasi 100.000 sfratti per morosità e circa 90.000
famiglie hanno subito un esecuzione del provvedimento: a
Milano e Roma circa 20.000 famiglie, a Napoli quasi 15.000,
a Torino più di 10.000. Mentre a Genova, Firenze, Palermo
e Roma circa il 10% delle famiglie in affitto, escludendo le
abitazioni di proprietà pubblica, hanno subito uno sfratto
per morosità. Il Governo propone di varare un 'Piano Casa'
che non affronta i problemi di queste famiglie e che,
anziché concentrarsi sul rilancio del mercato dell'affitto
a prezzi sostenibili, si indirizza ancora una volta verso la
casa in proprietà che in Italia ha raggiunto livelli
difficilmente superabili. In attesa di conoscere la
integrale proposta del Governo di un piano che viene
spacciato per 'Piano Casa' ma che in realtà sembra più
un 'Piano per l'edilizia, già è chiaro che dall'agenda
politica sparisce il tema dell'edilizia sociale e
dell'affitto". Il Governo deve immediatamente bloccare per
legge tutti gli sfratti per morosità, perché siamo in
emergenza sociale a causa della grave crisi economica in
atto. Diversamente sarebbe un macello sociale".
Napoli, 23 marzo 2009 L'Addetto Stampa

domenica 22 marzo 2009

INVESTIMENTI PUBBLICI E INFASTRUTTURE RIMANGONO INADEGUATE NEL MEZZOGIORNO

INVESTIMENTI PUBBLICI E INFRASTRUTTURE RIMANGONO
INADEGUATE NEL MEZZOGIORNO

di Raffaele Bruno (Vice Segretario Nazionale Vicario e
Responsabile del Dipartimento per le Politiche del
Mezzogiorno del Movimento Idea Sociale con Rauti)

Mi sembra proprio che finora anche il governo Berlusconi
sul Mezzogiorno predichi bene ma razzoli male: Secondo i
dati dell'ultimo Rapporto Svimez, infatti, la spesa
pubblica per il Sud è ancora lontana dalla quota minima,
pari a circa il 38,5% (si tratta di una percentuale espressa
come media tra il peso del Sud in termini di popolazione e
il suo peso in termini di superfice), necessaria per far
fronte alle esigenze normali delle masse popolari dell'area
del Mezzogiorno, sia dall'obiettivo sottostimato del 30% che
è indicato nei documenti governativi.
Anzi la quota di spesa pubblica ordinaria è diminuita sia
al Nord che al Sud, ma con intensità maggiore nell'area
meridionale, dove si è localizzato nel 2006 solo il 22,3%
della spesa complessiva.
Tali numeri dimostrano, se ce ne fosse bisogno, che al Sud
la spesa dello Stato è troppo bassa per far fronte anche
alle esigenze normali del funzionamento accettabile dei
servizi pubblici di ogni genere, dalle scuole, agli
ospedali, ai trasporti e ci dicono che i governi che si sono
susseguiti mantengono volontariamente, sulla carta, la spesa
più bassa di ben 8,5 punti percentuali rispetto al
necessario e addirittura quando si ragiona sugli effettivi
stanziamenti lo Stato sta sotto la quota necessaria di oltre
16 punti percentuali.
Si può immaginare allora perché tra cifre di
investimento pubblico così sottostimate e gestione
clientelare e mafiosa dei pochi soldi stanziati le strutture
pubbliche, i trasporti, le scuole nel Mezzogiorno siano da
Terzo mondo.
Sulle carenze infrastrutturali, componente importante
dell'arretratezza economica del Mezzogiorno, lo Svimez
insiste molto. Se si pone a 100 il valore di
infrastrutturazione del resto d'Italia il Sud risulta molto
indietro. Per le ferrovie il Mezzogiorno sta al 72,3%, nelle
due Isole che hanno una carenza secolare su questo fronte,
il tasso scende al 40,9%. Le ferrovie risultano, oltre che
quantitativamente insufficienti, molto datate ed inadeguate
alle necessità attuali.
Inadeguate anche le linee di trasmissione elettrica, al 74%
del valore nazionale, e di distribuzione del gas al 44,6%.
Di fronte ad una situazione del genere, diciamo noi del
Movimento Idea Sociale con Rauti laddove è necessario il
miglioramento qualitativo e quantitativo delle
infrastrutture del Mezzogiorno si può comprendere come il
progetto del Ponte sullo Stretto risulti, oltre che dannoso
per l'ecosistema e assolutamente improponibile, anche
grottesco. Che senso ha, oltre a quello di regalare fondi
pubblici alla mafia, un'opera del genere in un contesto dove
mancano le infrastrutture essenziali?

Un dato apparentemente positivo, invece, quello della
"diminuzione" della disoccupazione, che spesso viene citato
dai governi nazionale e regionali come indicatore di un
miglioramento delle condizioni del Sud, si ribalta in
negativo quando si va ad analizzare più attentamente la
realtà.
Infatti, se il tasso di disoccupazione scende dal 19% del
2007 al 12,3% nel 2009, lo stesso Svimez avverte che la
discesa non significa automaticamente aumento
dell'occupazione. Ad esempio in Campania nel 2006 i
disoccupati sono scesi di 47.000 unità, ma i nuovi
occupati sono solo 4.000.
L'occupazione nell'intero Sud risulta cresciuta appena dello
0,7%, portando il tasso di occupati in età da lavoro al
46,6%, ovvero meno della metà della popolazione in età
da lavoro nel Sud. Va ancora peggio alle masse femminili:
solo nel 31,2% del totale delle donne in età da lavoro ha
un'occupazione e spesso si tratta di lavoro supersfruttato.
È ovvio a questo punto che il principale fattore del calo
della disoccupazione è che una quota consistente di
lavoratrici e lavoratori ha smesso di cercare
un'occupazione. In pratica una gran massa di disoccupati
meridionali ha smesso di iscriversi nelle liste di
disoccupazione o si è cancellata da esse e lo Stato non
li conta più come disoccupati.
In totale la "crescita" dell'occupazione è irrisoria a
fronte della reale fame di lavoro del Sud. Appena 105.000
unità di nuovi occupati. Quello che si nota di
estremamente preoccupante è che i nuovi occupati sono
soprattutto lavoratori cosiddetti "atipici" per la
quantità di 75.000 unità. Ovvero per oltre il 71%
dell'intera cifra si tratta di lavoratori a termine,
stagionali, part-time o con contratti "flessibili" di vario
tipo.
Notiamo poi che essi si concentrano in settori non
produttivi come i servizi, dove aumentano del 2,1% i "posti
di lavoro", oppure in settori produttivi come l'agricoltura,
+4,5%, che forniscono, per lo più, lavoro di tipo
stagionale e che sono, purtroppo, in crisi, come si evince
dal rapporto Svimez.
Mentre si registra un lieve aumento di occupati, alle
condizioni che abbiamo spiegato, in un altro settore
produttivo come quello dell'industria si registra un calo
dello 0,7% di operai nel Mezzogiorno. Basti considerare per
comprendere le motivazioni di questo calo la devastante
crisi dell'industria siciliana, pilotata dai governi
nazionali e regionali, che ha portato via migliaia di posti
di lavoro a tempo indeterminato e sindacalmente tutelati in
importanti settori produttivi come la metalmeccanica, la
siderurgia, i petrolchimici dislocati in varie province
della regione.

Il rapporto Svimez calcola anche la quantità del lavoro
nero nel Mezzogiorno che si attesta intorno al 1.391.000
unità, pari ad un quinto di tutti i lavoratori del
Mezzogiorno, con un aumento nel solo 2008 di 43.000 unità.
Il record negativo spetta alla Calabria, con il 27% dei
lavoratori in nero.
Lo Svimez ci indica anche che ancora una volta il
Mezzogiorno è in mano alla criminalità organizzata.
Nel 2008 su 109 omicidi riconducibili alle mafie 108 sono
stati commessi nel Mezzogiorno. Sempre secondo il rapporto
Svimez "su 150mila commercianti in Italia stretti nella
morsa degli usurai, la metà si concentra tra Lazio,
Sicilia e Campania".
I numeri dello Svimez sono molto importanti, ma da soli non
danno il livello del sempre maggiore radicamento della
criminalità organizzata nel Mezzogiorno e dell'impatto
devastante che la crescita delle mafie ha sulla vita delle
masse popolari.
Ad esempio in Sicilia, soprattutto a Palermo, è evidente
dalle vicende degli ultimi mesi che la mafia sta riprendendo
a muoversi militarmente per riacquistare quel controllo
assoluto sul territorio e sulle masse popolari che aveva
avuto fino alla fine degli anni '80 e che aveva, in parte,
perso nel periodo della mobilitazione di massa e del
concentrico attacco della magistratura alle cosche. Che
"Cosa nostra" stia tornando a muoversi militarmente lo
dimostrano anche le minacce agli attivisti antimafiosi e la
ripresa degli omicidi di mafia.
È possibile che questi movimenti militari dipendano dalla
possibile apertura di nuovi spazi di appropriazione illecita
a seguito delle politiche economiche antipopolari
affamatrici dei governi nazionali e locali, anche se pare
che la magistratura non abbia ancora elementi per dimostrare
una tale ipotesi. È certo, tuttavia, che la mafia non
può che essere stata favorita da una serie di
provvedimenti da parte dei politicanti borghesi a livello
nazionale e locale, in testa le privatizzazioni.
La ripresa dell'emigrazione
Industria al palo e agricoltura in crisi, flessibilità
selvaggia dei rapporti di lavoro, assenza di servizi
adeguati, presenza asfissiante della criminalità
organizzata, mancanza di prospettive per il futuro. Sembra
di parlare del Mezzogiorno del dopoguerra ed è più o
meno a quei livelli di arretratezza che lo Stato
liberalcapitalista ha riportato il nostro Sud. Ed è da
questi livelli di arretratezza economica e sociale che è
ripreso il dramma dell'emigrazione con tassi che ricordano
il grande esodo degli anni '60.
I giovani disoccupati hanno ripreso a spostarsi dalle
regioni del Sud verso le "ricche" regioni del Nord,
Lombardia ed Emilia-Romagna in testa.
Lo Svimez afferma "nel 2008, in base agli ultimi dati
disponibili, sono stati circa 270mila i trasferimenti
stabili (120mila) e temporanei (150mila) Sud-Nord: numeri
molto elevati, se si pensa che negli anni di massima
intensità migratoria 1961-63 la quota raggiunse i
295mila".(1)
Le regioni da cui si emigra di più sono la Campania
(38.000 emigrati), la Sicilia (28.600), la Puglia (21.500).
L'emigrato tipo ha "tra 25-29 anni, quasi la metà ha un
titolo di studio medio-alto (diploma superiore il 36,3% e
laurea il 13,1%)". Si può supporre allora che
l'emigrazione dal Mezzogiorno stia diventando un fenomeno
generalizzato, che colpisce sia i giovani proletari, che
più difficilmente raggiungono tassi alti di
scolarizzazione, e i giovani dello strato inferiore della
piccola borghesia, i quali generalmente raggiungono titoli
di studio più alti, diplomi e lauree.
Ciò a differenza degli anni '60 quando erano solo le masse
contadine del Sud a cercare sbocchi lavorativi al Nord.
Evidentemente questa nuova ondata di emigrazione è causata
dalle politiche antimeridionali che hanno mandato in crisi
importanti settori produttivi che erano lo sbocco
occupazionale dei lavoratori al Sud, industria, agricoltura,
ecc., e hanno chiuso possibilità occupazionali anche per
le nuove generazioni dello strato inferiore della piccola
borghesia del Sud, le quali storicamente sono stati occupati
nella scuola, nelle pubbliche amministrazioni ecc. .
A questo punto possiamo supporre che l'emigrazione
contemporanea non sia più quel fenomeno sociale che
garantiva anche un qualche sostentamento alle famiglie
d'origine del Sud. Avere un emigrato che lavorava da operaio
in qualche fabbrica del Nord negli anni '60 significava un
aiuto economico per le famiglie del Sud. Oggi l'emigrazione
non produce nuove entrate economiche alle famiglie
d'origine. I giovani emigrati vanno infatti incontro a
contratti di lavoro che nel migliore dei casi sono di pura
sussistenza.
È certo che il Sud ha ancora enormi problemi strutturali
nella sua economia, ma quello che secondo noi emerge dal
rapporto Svimez è il legame tra l'aggravamento di quel
complesso di elementi che definiscono la Questione
meridionale e la politica antipopolare condotta negli ultimi
anni dai governi nazionali e locali del "centro-destra" e
del "centro-sinistra". In sostanza, a parte la crisi
economica globale, attacchi ai diritti dei lavoratrici e
supersfruttamento nei rapporti di lavoro, privatizzazioni e
svendita del patrimonio di infrastrutture pubbliche, spesa
dello Stato sottostimata e tagli, sono questi gli elementi
che hanno condotto al riacutizzarsi dei problemi del Sud.
Problema dei problemi se il governo Berlusconi non si
deciderà presto ad investire seriamente in sviluppo, aiuto
alle famiglie, infrastrutture e lavoro vero.

Raffaele Bruno

sabato 21 marzo 2009

RAUTI AL RIFORMISTA: MENTRE AN SPEGNE DEFINITIVAMENTE LA FIAMMA NOI NON RINNEGHIAMO!

ANCHE IL RIFORMISTA "CELEBRA" L'ON.PINO RAUTI MANTRE
SCOMPARE LA FIAMMA IN AN. RAUTI: NOI NON RINNEGHIAMO!

IL RIFORMISTA "CELEBRA L'INTUIZIONE DI PINO RAUTI"
IN UNA STUPENDA INTERVISTA APPARSA SUL QUOTIDIANO IL
RIFORMISTA,PINO RAUTI LEADER DEL MIS-RAUTI IL QUALE HA
ELEGANTEMENTE E COESEMENTE ILLUSTRATO E DIFESO LE PROPRIE
ORIGINI FONDATE NELLO STORICO MSI,AVENDO ANTICIPATO QUANTO
STA ACCADENDO NEL FAMOSO CONGRESSO DI FIUGGI DI 14 ANNI OR
SONO.
LA SINISTRA RIBATTE :AN ABBANDONA LA CASA DEL
PADRE(ALMIRANTE) ED ENTRA IN QUELLA DEL PADRONE(BERLUSCONI).
IL MIS CON RAUTI FEDELE ALLA PROPRIA LEALTA' STORICA CELEBRA
CON ORGOGLIO QUESTE ,COME TANTE ALTRE INTERVISTE NOSTRANE E
INTERNAZIONALI AL LEADER STORICO DELLA DESTRA ITALIANA PINO
RAUTI. ANCHE LA RADIO SVIZZERA E GIORNALISTI DA TUTTA EUROPA
STANNO IN QUESTE ORE INTERVISTANDO IL LEADER PINO RAUTI, IL
QUALE RIBADISCE: NOI NON RINNEGHIAMO ALCUNCHE' E NON ABBAIMO
NIENTE DI CUI VERGOGNARCI. CONTINUIAMO CON IL MOVIMENTO IDEA
SOCIALE LA NOSTRA BATTAGLIA PER I VALORI E PRINCIPI CHE CI
HANNO ISPIRATO DECENNI DI LOTTE POPOLARI E SOCIALI.

venerdì 20 marzo 2009

BASTA DISCARICHE ED INCENERITORI IN CAMPANIA!

IL PREMIER BERLUSCONI SARA' IL 26 MARZO AD ACERRA PER INAUGURARE IL TERMOVALORIZZATORE. ANNUNCIATE MANIFESTAZIONI DI PROTESTA DEI COMITATI.

IL PREMIER BERLUSCONI SARA' IL 26 MARZO AD ACERRA PER
INAUGURARE IL TERMOVALORIZZATORE. SONO STATE ANNUNCIATE
MANIFESTAZIONI DI PROTESTA!
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi,
sarà giovedì 26 marzo ad Acerra (Napoli) per l'avvio
dell'attività dell'impianto di termovalorizzazione. Sono
state annunciate manifestazioni di protesta dei Comitati
contro le discariche e gli inceneritori.

mercoledì 18 marzo 2009

ETICA E IMPRESA (di Raffaele Bruno)

ETICA E IMPRESA
di Raffaele Bruno

La pubblicistica politica, specie di sinistra, imposta il
problema dei nuovi rapporti all'interno delle imprese in
forma riduttiva, su un piano basato esclusivamente sulla
contrapposizione delle forze. Invece di usare il termine
impresa, che ha un significato comprensivo della funzione
politica e sociale, oltre che economica, della comunità di
lavoro (intesa come coordinamento dei fattori secondo una
consapevole finalizzazione dell'attività produttiva), usa
il termine azienda che fa riferimento al più ristretto
concetto di organizzazione dei mezzi di produzione.
Analogamente, invece di usare il termine partecipazione, che
è l'estensione operativa del rapporto collaborativo fra i
fattori della produzione, usa il termine potere, che ha
contenuto assoluto e conflittuale.
Per questo, al binomio "azienda e potere" dal punto di
vista di una moderna sociologia, deve essere contrapposto il
binomio "impresa e partecipazione". E' chiaro che non si
intende con ciò sottovalutare i contrasti di interesse che
esistono nella realtà delle cose e che rappresentano
l'aspetto evolutivo anche nella vita delle imprese, come lo
sono nella vita di tutte le comunità umane. Tuttavia la
tematica dei nuovi rapporti non può intitolarsi alla fase
critica ed accidentale, qual è il momento della
contraddizione, bensì allo sbocco risolutivo nel quale il
rapporto all'interno dell'impresa trova stabile e
costruttiva sistemazione e, con questa impostazione, si
dilata a tutta la comunità nazionale.
La pubblicità giornalistica e scientifica italiana ha
cominciato ad interessarsi solo da qualche tempo della
partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai risultati
economici delle imprese.
Ci riferiamo naturalmente alla pubblicistica cosiddetta
ufficiale cioè ai giornali e alle riviste conformiste.
Infatti vi è sempre stato in Italia chi si è
interessato, spesso con serietà, del problema che
genericamente va sotto la voce partecipazione, ma si è
trattato di studiosi volutamente ignorati e comunque
ostacolati.
Eppure negli anni trascorsi sono state presentate in
Parlamento molte proposte di legge e vi è stata una
pubblicistica politica che se ne è occupata con impegno e
validi risultati scientifici; tuttavia la faziosità delle
oligarchie dominanti e la pavidità della cultura ufficiale
non ne hanno voluto tenere conto.
Oggi che l'argomento è proposto e dibattuto a seguito
della crisi economica e sociale, nella disordinata ricerca
di una via diversa da quelle che hanno fallito, non si può
non rilevare l'arretratezza concettuale del pensiero
ufficiale italiano specialmente nelle espressioni più
conformiste e di ossequio al potere costituito. Tale
autentica ignoranza - salvo pochi casi - si estende
purtroppo anche alla ricerca universitaria condizionata
dalle proposizioni liberiste oda quelle marxiste.
Riuscirà il mondo della politica e della cultura a
riguadagnare il tempo perduto? Lo speriamo. Dobbiamo però
intanto rilevare che l'interesse presente appare piuttosto
il riflesso degli studi e delle attività legislative
straniere che il frutto di originali impostazioni
rispondenti alle autentiche esigenze della moderna società
italiana. A tal riguardo risulta particolarmente colpevole
il fatto che si trascurano i precedenti storici italiani
obiettivamente ben più ricchi di possibilità risolutive
di quanto non lo siano le pur interessanti evoluzioni di
altri Paesi.
Sul piano sociale ed economico, comunque, non c'è
dubbio che il silenzio finora mantenuto e l'atteggiamento
passivo ora assunto, sono la conseguenza del "no" ottuso e
antistorico opposto alla partecipazioni padronali e da
quelle dei sindacati populo-marxisti.
Le urne - quelle padronali - continuano ad essere chiuse
nella concezione del potere decisionale esclusivamente
subordinato ai portatori o ai rappresentanti del capitale,
mentre l'efficienza e la tempestività gestionale sono
sempre più legate alla collaborazione di tutte le
componenti dell'attività imprenditoriale e al loro
decentramento funzionale, pur nella guida unitaria.
Le organizzazioni sindacali di regime, invece, sono
timorose di veder "camminare da soli" i lavoratori - a
seguito della promozione morale ed economica derivante
dalla cogestione - e di perdere l'ipoteca, posta da essi
sindacati, sulla società e sull'economia nazionale per
conto della sinistra.
Tuttavia questo ritardo storico non può essere imputato
soltanto alle oligarchie dominanti le forze sociali ed
economiche. Di esso è consapevole anche la miopia
intellettuale e la faziosità provinciale di una classe
politica sostanzialmente contraria ad ogni modernizzazione.
Questa classe politica di centro destra e di centro
sinistra ritiene di poter governare a turno l'Italia facendo
da mediazione tra forze conservatrici e forze sovversive
instaurando sistemi assistenziali e clientelari
(particolarmente nel Mezzogiorno d'Italia) al posto di
strutture produttivistiche e funzionali. Deve quindi essere
smascherata la pretesa azione progressista fondata sui
presupposti dell'egoismo individualista e sulla
inconciliabilità "insuperabile" della lotta di classe. Si
trascura cioè che in ogni società progredita il momento
costruttivo è quello collaborativo e partecipativo, mentre
quello conflittuale e distruttivo non può essere che
eccezionale e transitorio.
Del pari l'attuale classe politica è vittima della sua
stessa ideologia che si basa su due false convinzioni: che
il plularismo politico sia costituito esclusivamente
dall'insieme dei partiti (intesi formalmente come diversi
indirizzi dottrinari che si confrontano per trovare la
migliore soluzione di governo, ma sostanzialmente
risolventisi in sistemi di gruppi chiusi che si scontrano
con il potere) e che la dinamica sociale si possa ridurre al
solo rapporto di classe fatalmente destinato a concludersi
con la supremazia di una classe sull'altra, mentre invece il
divenire sociale è legato ad un complesso organico e
molteplice di gruppi umani che si evolvono del tutto al di
fuori del falso dualismo dialettico.
La realtà sociale è costituita, oltre che dai
partiti, anche (e soprattutto!) dalle imprese, dalle
famiglie, dagli enti pubblici e privati, dalle associazioni
morali, culturali, economiche che ora non hanno alcuna
collocazione organica e funzionale nè pertanto alle
decisioni e alle responsabilità pubbliche.
Di qui deriva la necessità che l'evoluzione della
società - nei rapporti fra gli uomini e fra i gruppi e
nella realizzazione di nuovi istituti - deve essere il
frutto di più organiche e più complete rappresentanze.

IL CAPITALE
NON BASTA PIU'
Nelle diverse concezioni sociologiche derivate dal
marxismo e dal liberalcapitalismo un punto rimane sempre
fermo: quello legato alla teoria della sovrastruttura.
Secondo l'impostazione marxista e liberalcapitalista tutte
le regolamentazioni dei rapporti tra uomini derivano dalla
struttura dei rapporti economici. Ogni istituto civile è
concepito come sovrastruttura della sottostante struttura
dei rapporti economici, considerati appunto come gli unici
sostanzialmente determinanti nella vita degli aggregati
sociale e altrettanto.
1) Nella concezione corporativa, invece, - in armonia con
la concezione dell'uomo integrale e naturalmente sociale -
il concetto di rottura dei rapporti fra gli uomini è
fondato sull'intero complesso degli elementi che
costituiscono le ragioni dell'esistenza degli aggregati
sociali, nonché sulla varietà dei movimenti che ne
determinano le evoluzioni;
2) Le necessità della moderna vita associata implicano
una maggiore integrazione fra loro dei fattori della
produzione e, contemporaneamente, l'esplicazione di una
sempre maggiore specializzazione nello svolgimento dei
processi produttivi;
3) La massima parte di coloro che attualmente
monopolizzano il potere direzionale delle organizzazioni
sindacali contrapposte, dei datori di lavoro e dei
lavoratori, affrontano l'interpretazione della nuova
realtà sociale e la nuova problematica che ne deriva, con
vecchi strumenti concettuali i quali sono del tutto superati
e quindi non in grado di imboccare strade risolutive.
L'unico discorso al quale sono sensibili gli imprenditori
è quello della pace sociale, ossia della tregua nei
conflitti aziendali, oltre che di categoria, al fine di
consentire la continuazione di un tipo di gestione
dualistica basato ancora sul mantenimento della separazione
rigida tra gruppo dirigente e dipendenti e ciò in
contrasto con la esigenza di andare, sul piano economico e
funzionale, verso una gestione di tipo associativo e
partecipativo;
4) Le forme del diritto all'informazione, di
determinazione e di cogestione sono stadi di avvicinamento
alla partecipazione sostanziale, ossia al definitivo
passaggio dal rapporto di lavoro dipendente al rapporto
associativo. Ciò comporta l'uscita dalla subordinazione o
sovraordinazione economica e l'attuazione di strutture
organizzative funzionali nella quali la gerarchia aziendale
coincide con la gerarchia imprenditoriale e si attua
insieme, la partecipazione organica alla proprietà, alla
gestione e ai risultati economici.
L'autogestione è un termine equivoco perché spesso
legato alla concezione della semplice gestione dei mezzi di
produzione senza una proporzionale partecipazione alla loro
proprietà. Bisogna passare dal concetto di "forza - lavoro
impiegata" a quello di "professionalità nel lavoro" il che
comporta l'assunzione per ciascun lavoratore di una
collocazione che ne qualifica ed espande la

LA
RIVOLUZIONE DIMENTICATA
E' bene che, per una corretta controinformazione
storiografica, sia sottolineata che il fascismo ha tentato
di correggere devianti impostazioni classiste, comuni sia al
capitalismo liberale che alla sinistra politica.
Basti citare la realizzazione del codice civile che,
frutto di un pluriennale lavoro, sostituì nel 1942 gli
antichi codici civili e del commercio. Quei codici
rappresentavano l'espressione ed il frutto delle concezioni
borghesi e liberali sviluppatesi con la Rivoluzione Francese
che aveva creato distinte classi sociali in perenne
contrasto fra loro. Il codice civile italiano era il codice
delle classi fondiarie, dei latifondisti "illuminati" che
avevano superato indenni le tempeste libertarie. Tutto era
infatti in funzione della proprietà e della sua difesa. La
libertà contrattuale stessa era concepita come garanzia
della sua conservazione.
Il codice di commercio era, invece, espressione della
"classe emergente" della borghesia industriale e
commerciale. In essa il centro del sistema normativo si
spostava dalla proprietà ai contratti, fondamenti
essenziali di una economia capitalista. La valutazione
essenziale del codice del commercio fondava sulla
valutazione che i contratti non più ancorati alla
proprietà, ma semplici strumenti di speculazione, la loro
funzione era quella di soddisfare, nel rapporto tra
consumatore ed imprenditore o fra imprenditore e
proprietario delle materie prime o dei vari fattori della
produzione, le aspettative di profitto dell'imprenditore.
La unificazione dei due codici rappresentò il tentativo
di superare questo dualismo e questa aberrante logica
classista, attraverso il riesame ed una nuova
regolamentazione della figura centrale dei rapporti
produttivi e di scambio dei beni e dei servizi.
Nell'impresa corporativa "l'imprenditore e i suoi
collaboratori, dirigenti, impiegati, operai, non erano
semplicemente una pluralità di persone legate fra loro da
una somma di rapporti individuali di lavoro, con fini
individuali, ma formavano un nucleo sociale organizzato, in
funzione di un fine economico comune, in cui si fondono i
fini individuali dell'imprenditore e dei singoli
collaboratori: il raggiungimento del migliore risultato
economico della produzione". L'imprenditore, quindi, non
agisce per realizzare il proprio interesse, ma per
realizzare l'interesse dell'impresa, ossia l'interesse della
comunità di cui fanno parte, in egual misura, e i
lavoratori e l'imprenditore e, più in generale,
l'interesse stesso della Nazione.
L'impresa diventa così una "comunità di lavoro" con
due tipi di lavoratori: l'imprenditore che presta il "lavoro
organizzativo" e che percepisce i profitti come compenso del
suo lavoro, e i lavoratori dipendenti che svolgono "lavoro
esecutivo".
L'imprenditore non è altro, infatti, che un
lavoratore; tanto che, se la scienza economica liberale
aveva considerato il profitto come remunerazione del rischio
di perdere quanto investito, ed il pensiero marxiano ne
aveva negato ogni giustificazione considerando ottusamente
il valore dei prodotti come creato esclusivamente dal lavoro
e giudicando quindi il profitto dell'imprenditore come una
"espropriazione dei lavoratori", gli ideologhi del
corporativismo - pur accettando l'iniziativa privata come lo
strumento più valido nell'interesse della Nazione se resa
scevra dall'individualismo e dalla spinta speculativa
capitalistica - qualificarono il profitto come remunerazione
del lavoro di iniziativa e di organizzazione
dell'imprenditore.
Veniva così eliminata di fatto quella situazione di
permanente conflittualità creata dalle concezioni
liberalcapitaliste e coltivata da Karl Marx per "inventare"
un motore per la storia a suo uso e consumo: la lotta di
classe.
Al di là dell'esame su quanto effettivamente potette
realizzarsi durante il fascismo, è innegabile che il
corporativismo supera le concezioni sia marxiste che
liberali dei rapporti economico - sociali, tentando una
normalizzazione delle strutture produttive incentrate nella
figura dell'impresa, quale proiezione, nel mondo del lavoro,
dell'idea dello Stato organico.
Nell'ambito dello studio delle dottrine socio -
economiche e sul ruolo delle imprese, non si può quindi
prescindere da quella corporativa. Anche se spesso ignorata,
essa esiste nella sua concreta realtà legislativa e può
offrire più soluzioni di quante non si voglia credere.
Ovviamente a patto che si superi presto la deviante e
perversa situazione in corso, una situazione che assoggetta
l'azienda al potere partitico o che consente alla grande
industria (vedi la crisi della FIAT) di privatizzare i
profitti e socializzare le perdite.
Siamo convinti, che sia giunta l'ora di affidare la
gestione della FIAT ai tecnici, agli operai, a quanti nella
grande azienda hanno lavorato e lavorano, spesso da decenni,
e che potrebbero assumere la gestione dell'impresa
attraverso un loro Comitato, al quale far partecipare anche
i rappresentanti degli Agnelli e degli attuali azionisti.
Siamo dell'avviso, quindi, che per difendere tutti i posti
di lavoro della Fiat c'è un solo sistema: quello della
"Socializzazione" che avrebbe dalla sua il dettato
costituzionale italiano (art. 46) e le molte esperienze
tutte positive di "partecipazione", per molti Paesi
dell'Unione Europea, a cominciare dalla Francia e dalla
Germania. Anche se in questi Paesi si è limitata la
partecipazione solo agli utili dell'Azienda, mentre noi
siamo convinti che la socializzazione sia valida solo se
arriva ai livelli decisionali della gestione aziendale.
Come pure riteniamo che rimanga intatta e attuale l'idea
di realizzare quella riforma costituzionale che prevede
l'abolimento del Senato in Italia e la sua sostituzione con
una Camera dei rappresentanti delle categorie, delle
professioni, delle arti e delle competenze.

Raffaele Bruno

NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA DEI SERVIZI ESSENZIALI! LOTTIAMO INSIEME!

CONTRO IL MALGOVERNO DELLA SINISTRA, PER L'ALTERNATIVA SOCIAL-POPOLARE. LOTTA CON NOI!"

lunedì 16 marzo 2009

BRUNO:OLTRE DISCARICHE ED INCENERITORI LA CAMPANIA OSPITERA' ALTRO. E' STATO PUBBLICATO UN BANDO PER LA COSTITUZIONE DI UN DEPOSITO DI SCORIE RADIOATTIVE A SESSA AURUNCA.

BRUNO:OLTRE DISCARICHE ED INCENERITORI LA CAMPANIA OSPITERA'
ALTRO. E' STATO PUBBLICATO UN BANDO PER LA COSTITUZIONE DI
UN DEPOSITO DI SCORIE RADIOATTIVE A SESSA AURUNCA.
Sull'argomento il Presidente dell'Associazione - Movimento
Politico Vento del Sud Raffaele Bruno ha dichiarato:

"È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un bando per
la costruzione di un deposito di rifiuti radioattivi a Sessa
Aurunca, il comune che ospita nel proprio territorio l'ex
centrale nucleare del Garigliano.
L'importo del bando della Sogin (la societa' del Tesoro che
si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari
italiani) e' pari a 7,1 milioni di euro. La domanda di
partecipazione al bando che prevede un tempi di esecuzione
dell'impianto di 540 giorni dovra' pervenire entro il
prossimo 10 aprile.
La costruzione del deposito temporaneo per i rifiuti
radioattivi era stata gia' prevista nell'ordinanza del 2006
dell'allora commissario delegato per la Sicurezza dei
Materiali Nucleari. Oramai la Campania è destinata a
diventare l'immondezzaio d'Italia, con discariche,
inceneritori e adesso anche depositi di scorie radioattive.
E' una vergogna!
Napoli, 16 marzo 2009 L'Addetto Stampa

IL MIS SOLIDARIZZA CON LA POLIZIA PENITENZIARIA PER LE LORO CONDIZIONI PRECARIE DI LAVORO E CON I DETENUTI PER IL SOVRAFFOLLAMENTO DELLE CARCERI!

IL MIS CON RAUTI CON RAFFAELE BRUNO E GIUSEPPE ALVITI
SOLIDARIZZANO CON L'OSAPP (Sindacato delle Guardie
Carcerarie) E CON I DETENUTI PER L'AFFOLLAMENTO DELLE
CARCERI.

Il carcere più affollato d'Europa? È quello di
Poggioreale, a Napoli; i detenuti sono 2700 a fronte di non
oltre 1300 posti. Lo rende noto il sindacato di polizia
penitenziaria Osapp sottolineando «i gravi i rischi per la
sicurezza e per la salute del personale e degli stessi
detenuti». Leo Beneduci, segretario dell' Osapp,
sottolinea che anche nel resto d' Italia «la situazione
è pessima, tenuto conto che le capienze ordinarie degli
istituti penitenziari sono state superate di quasi 20.000
unità. La saturazione del sistema penitenziario, soffocato
da un sovraffollamento che ha sforato quota 60 mila detenuti
in Italia, 17 mila in più della capienza regolamentare. A
questo ritmo il flusso è di 700 nuovi detenuti al mese.
Entro fine marzo si supererà nuovamente il livello
pre-indulto (60.710 detenuti al 31 luglio 2006).Ciò
dimostra la contraddittorietà delle dichiarazioni del
ministro Alfano quando parla di mancanza di umanità e si
preoccupa esclusivamente di costruire nuove carceri che non
potranno mai funzionare senza ulteriore Personale
soprattutto di Polizia Penitenziaria». IL MIS CON RAUTI
NELLA FIGURA DEL VICE SEGRETARIO NAZIONALE VICARIO RAFFAELE
BRUNO E DEL DIRIGENTE ALLE ATIVITA'SOCIALI GIUSEPPE ALVITI
SOLIDARIZZANO CON L'OSAPP E IL PERSONALE TUTTO DELLA POLIZIA
PENINTENZIARIA,PER L'OPERATO IN QUESTIONE,RICHIEDENDO UNA
MAGGIORE VIVIBILITA',PER IL PERSONALE, ALL'INTERNO DELLE
CASE CIRCONDARIALE SOVRAFFOLATE COME POGGIOREALE E PER I
DETENUTI. CI TROVIAMO COME SE STESSIMO SU UNA BOMBA PRONTA
AD ESPLODERE TRA PRECARIE CONDIZIONI DI DETENZIONE, TRA
STRUTTURE FATISCENTI, SOVRAFFOLLAMENTO E SUICIDI DI DETENUTI
(48 NEL 2008). UNA SITUAZIONE SULLA QUALE SI DEVE
INTERVENIRE IMMEDIATAME!
Napoli, 16 marzo 2009 L'Addetto Stampa

domenica 15 marzo 2009

LA FINE DI AN RAUTI L'AVEVA PREVISTA AL CONGRESSO DI FIUGGI NEL '95!

C O M U N I C A T O S
T A M P A


LA FINE INGLORIOSA DEI FINIANI DI AN RAUTI L'AVEVA
PREVISTA AL CONGRESSO DI FIUGGI NEL '95.

Sull'argomento il Vice Segretario Nazionale Vicario e
Responsabile del Dipartimento per le Politiche del
Mezzogiorno del Movimento Idea Sociale con Rauti Raffaele
Bruno ha dichiarato:

"Con la definitiva confluenza dei finiani in un altro
soggetto politico nell'imminente Congresso fondativo del
Popolo della Libertà e con la conseguente rinuncia ad ogni
identità, si avvera quello che l'on Pino Rauti aveva
previsto al Congresso della svolta di Fiuggi nel 1995,
quando Fini fondò il partito liberal capitalista e
antifascista denominato Alleanza Nazionale. Adesso siamo
all'epilogo finale della profezia: "Finirete in bocca ai
pescecani e perderete ogni identità, dopo vi annienteranno
ad uno ad uno", disse Pino Rauti nel suo intervento
conclusivo dal palco di Fiuggi. Tutto ciò si dopo 14 anni
si sta verificando. Provo solo pena per quanti hanno
rinunciato per un piatto di lenticchie a valori, principi e
ideali per i quali abbiamo speso un'intera gioventù e
tanti giovani ci hanno rimesso la vita"!
Napoli, 15 marzo 2009 L'Addetto
Stampa

mercoledì 11 marzo 2009

ALVITI PROMUOVE L'USO DEL CASCO E LA SICUREZZA IN MOTO PER I GIOVANI NAPOLETANI

IL PRESIDENTE AGPG GIUSEPPE ALVITI PROMUOVE IL MODELLO
"SICUREZZA IN MOTO" PER I GIOVANI NAPOLETANI!

IL PRESIDENTE A.G.P.G GIUSEPPE ALVITI CON ALCUNI ALTRI
COLLEGHI HA EFFETTUATO UN VOLANTINAGGIO IN PIAZZA NAZIONALE
A NAPOLI FINALIZZATO ALLA PROMOZIONE DEL PROGETTO "SICUREZZA
IN MOTO" E PER SENSIBILIZZARE (IN PARTICOLARE I GIOVANI DI
NAPOLI) SULL'OSSERVANZA SCRUPOLOSA CHE I CONDUTTORI DELLE
MOTO DEVONO AVERE PER IL RISPETTO DELLA SICUREZZA STRADALE,
FACENDO PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'USO DEL CASCO. CIO'
FINALIZZATO ANCHE ALLA SALVAGUARDIA DELLA LORO INCOLUNITA'
FISICA E DI QUELLA DEI PEDONI.

lunedì 9 marzo 2009

BRUNO DI VENTO DEL SUD: NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA E DEI SERVIZI ESSENZIALI!

COMUNICATO STAMPA
VENTIMILA MANIFESTI IN CAMPANIA E NEL SUD CONTRO LA
PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA E DEI SERVIZI ESSENZIALI DI VENTO
DEL SUD!
"Inizia una nostra massiccia campagna contro la
privatizzazione dell'acqua e dei servizi essenziali imposta
attraverso Decreti, leggi nazionali e regionali, ha
dichiarato Raffaele Bruno, Presidente dell'Associazione -
Movimento Politico Vento del Sud. Un ben prezioso come
l'acqua non può essere affidato a imprenditori privati,ha
continuato Bruno, ma deve rimanere pubblico al fine di
garantirne la libera distribuzione a tutti e di goderne
senza costi e speculazioni aggiuntive".
Napoli, 9 marzo 2009 L'Addetto Stampa

CHIAIANO: LA DISCARICA E' SEMPRE PIU' FUORILEGGE E NESSUNO FA NIENTE!

Chiaiano: la discarica è sempre fuori legge e sempre più
pericolosa. E nessuno fa niente!
Relazione del Prof. ortolani
L'argilla che deve garantire l'impermeabilità alla
vasca da colmare con i rifiuti non era stata messa in opera
come prescritto mediante compattatura e rullaggio in modo da
ottenere una uniforme e garantita impermeabilità. Ciò
è premessa per l'inquinamento della falda e rappresenta
un reato. Fu evidenziato che l"isolamento di argilla
doveva essere rifatto a norma.

Il telo poggiante sull'argilla risultava strappato
visibilmente in molti punti. Sul telo erano stati accumulati
detriti calcarei di grosse dimensioni e a spigoli vivi che
rappresentano sicure premesse di ulteriore lacerazione del
telo che sarà sottoposto al carico di oltre 50 metri di
rifiuti. Anche questi elementi rappresentano reati per cui
fu sottolineato che il telo e i detriti dovevano essere
sostituiti (vedi documento PDF) .

Dopo un mese dal sopralluogo nella discarica non è stato
più possibile fare rilievi direttamente sul sito. Non sono
stati eliminati gli interventi realizzati "fuori legge",
anzi se ne stanno facendo altri.

Gli "argini" di argilla sono stati sopraelevati di
alcuni metri sempre senza compattazione e rullaggio come si
vede anche dalle foto che evidenziano l'argilla a zolle
non compressa. Si sta aggravando l'inquinamento del
sottosuolo e della falda in quanto la parte meridionale
della discarica (a destra guardando dalla web cam) è
aperta verso l'esterno e in discesa verso l'esterno.

In tal modo durante le piogge dei giorni scorsi si è
notato che l'acqua di ruscellamento dopo avere
attraversato i rifiuti è fuoriuscita andando ad
accumularsi di lato, come evidenziato nella figura 5.
Successivamente si è notato che il livello dell'acqua
inquinata è diminuito in seguito alla sua infiltrazione
nel sottosuolo.

Altra via di inquinamento del sottosuolo è rappresentata
dalla strada di accesso alla discarica che è in ghiaia
permeabile; gli autoveicoli che circolano sui rifiuti
all'interno della discarica la percorrono per uscire
disperdendo elementi inquinanti che durante gli eventi
piovosi vengono mobilizzati trasferendosi nel sottosuolo.

Si ricorda che un mese fa non erano ancora stati realizzati
i pozzi spia obbligatori per verificare la qualità delle
acque di falda prima e durante l'esercizio della
discarica. Si evidenzia che occorrono almeno 4 pozzi spia
attrezzati adeguatamente per il prelievo delle acque della
falda e ubicati in modo da accertare il senso del deflusso
sotterraneo.

Il pozzo realizzato durante le indagini geologiche del
giugno 2008 quasi certamente sarà stato danneggiato dai
lavori realizzati nel cantiere per cui oggi non si dispone
di analisi della qualità dell'acqua di falda.

Altro serio problema è rappresentato dalla sicurezza
igienico-sanitaria dal momento che la discarica è ubicata
in un parco naturale circondato dalla Selva di Chiaiano che
lambisce anche l'area ospedaliera dei Camaldoli.

A quanto ci risulta, irresponsabilmente, questo aspetto non
è stato preso in considerazione come è stato possibile
rilevare dal fatto che a partire da giovedi 19 febbraio
2009, terzo giorno di attività della discarica "fuori
legge" di Chiaiano, il primo cane randagio è stato
ripreso dalla web cam mentre mangiava e si aggirava
indisturbato (tra l'indifferenza di vari lavoratori) tra i
rifiuti accumulati nella cava del Poligono, come si
riscontra osservando le foto allegate che sono tratte dalle
riprese della web cam che hanno consentito di registrare
tutti i movimenti dell'animale.

Nei giorni successivi sono aumentati i cani e animali
selvatici che frequentano la discarica per cibarsi e poi
uscire indisturbati, come evidenziato dalle seguenti
immagini.

Il giorno 7 marzo 2009 e anche nei giorni precedenti sono
stati notati animali, che si cibavano nella discarica, che
si muovevano molto agilmente e saltellando, certamente non
erano cani ma molto probabilmente animali selvatici ospiti
della Selva di Chiaiano.

Come più volte evidenziato, la Cava del Poligono è
inserita nel Parco naturale della Collina dei Camaldoli ed
è circondata dalla Selva di Chiaiano che arriva a lambire
le zone abitate e l'Area Ospedaliera dei Camaldoli.

Non è stato attivato nessun tipo di monitoraggio e/o
presidio sanitario-ambientale attorno alla discarica per cui
non si potrà mai sapere, in tempo utile, se si
diffonderanno inquinanti biologici che potrebbero,
malauguratamente, arrivare ad interessare i cittadini di
Marano e di Chiaiano e i degenti e il personale medico della
più grande area ospedaliera del Mezzogiorno d'Italia.

Si invitano i rappresentanti delle Istituzioni responsabili
ad effettuare controlli professionali e una stretta
vigilanza su quanto sta accadendo nella discarica.

Fra non molto inizierà a fare caldo e si potrebbero avere
seri e incontrollabili problemi di contaminazione biologica.

domenica 8 marzo 2009

BRUNO DENUNCIA L'AFFITTOPOLI DI CASE A VIP A PREZZI STRACCIATI ALLA REGIONE CAMPANIA

C O M U N I C A T O S T A M
P A

BRUNO : AFFITTI CONCESSI A VIP A PREZZI STRACCIATI DALLA
REGIONE CAMPANIA!

Sull'argomento il Presidente dell'Associazione Vento
del Sud Raffaele Bruno ha dichiarato:

"La Regione Campania pubblichi subito la lista degli
inquilini degli immobili di sua proprietà con il relativo
canone di fitto pagato da ciascuno che sarebbero stati
fittati a vip, amici della casta e a parenti di politici di
regime a prezzi stracciati. In un momento in cui il nostro
Paese è colpito da una crisi globale e le famiglie ne sono
devastate, migliaia di lavoratori stanno perdendo il posto
di lavoro e i poveri aumentano ci sembrano ancora più
infame questi vergognosi privilegi".
Napoli, 8 marzo 2009 L'Addetto Stampa

venerdì 6 marzo 2009

TORNA IN LIBERTA' L'IMPRENDITORE ALFREDO ROMEO

INCHIESTA APPALTI NAPOLI, TORNA IN LIBERTA' L'IMPRENDITORE
ALFREDO ROMEO. IL GUP ENRICO CAMPOLI HA DISPOSTO LA SUA
SCARCERAZIONE.
Torna in libertà l'imprenditore Alfredo Romeo. L'ha deciso
il gip Enrico Campoli che ha accolto la richiesta di revoca
della misura cautelare avanzata dai legali di Romeo, Bruno
Von Arx e Francesco Carotenuto. Romeo era in carcere dal 17
dicembre scorso, nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti a
Napoli. "E' un provvedimento che ci rende felici ma che
poteva essere assunto nel rispetto della legge mesi fa. E
questo crea amarezza nei difensori". Così l'avvocato Bruno
Von Arx, uno dei legali di Alfredo Romeo, commenta il
provvedimento adottato dal gip Enrico Campoli che ha deciso
di rimettere in libertà l'imprenditore detenuto dal 17
dicembre scorso.

MIGLIAIA DI MANIFESTI DI VENTO DEL SUD CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA A NAPOLI E IN CAMPANIA!

giovedì 5 marzo 2009

DONNA E' ANIMA A SANTA MARIA LA NOVA A NAPOLI

COMUNICATO STAMPA
DONNA E' ANIMA
"Donna è anima: un inno alla madre, alla sposa,
all'amata, alla lavoratrice"di Umberto Franzese e Luigi
Rispoli. Con : Rosemary Iadicicco, Lorenza Licenziati,
Angela Matassa, Liliana Palermo, Maria Grazia Renato, Marina
Salvadore e la partecipazione di Salvatore Maria Sergio.
Conduzione e presentazione di Silvana Capuano e Roberta
Combattente. Lunedì 9 marzo 2009, alle ore 17, nella Sala
consiliare di S. Maria La Nova.
Ritratti di donne nella tradizione napoletana secondo il
filo, il segno, tracciato dagli scrittori dell'Ottocento
– Novecento e di autori moderni. Non un racconto per
immaginare la donna ideale. La donna è l'ideale. La
donna è il futuro presente. La donna resta essenziale nel
progetto presente, nel progetto presente futuro. Le ragioni
delle donne sono le ragioni di tutti noi nella costruzione
di un modo nuovo. La storia dell'uomo dai suoi primi
vagìti è la storia della donna. Riesca la donna là
dove l'uomo tentò. Con una coscienza superiore, con uno
slancio interiore, con un supplemento di anima così come
soltanto una madre infaticabile, una tenera sposa,
un'irriducibile amata sa fare. Donne e madri, donne e
spose, donne e figlie, donne e sorelle, donne emancipate,
donne rivoluzionarie, donne anticipatrici, donne creatrici.
Donne da metà Ottocento a questa parte, passate attraverso
prove, esperienze, vicende le più varie e difficili.
Un'incursione, un amalgama, un concentrato di
testimonianze che hanno come protagoniste le donne, per un
inno, per un omaggio, per un canto, in lode alla donna, per
il piacere del padre, del figlio, dello sposo,
dell'innamorato.


UmFra

Napoli, 5 marzo 2009

mercoledì 4 marzo 2009

BRUNO E ALVITI: ADOPERARE ANCHE LE GUARDIE GIURATE PER IL CONTROLLO DELLE ZONE AD ALTA PRESENZA CRIMINALE!

COMUNICATO STAMPA
IL VICE SEGRETARIO NAZIONALE RAFFAELE BRUNO E IL DIRIGENTE
REGIONALE DEL MOVIMENTO IDEA SOCIALE CON RAUTI GIUSEPPE
ALVITI CHIEDONO AL PREFETTO DI ADOPERARE LE GUARDIE GIURATE
PER IL CONTROLLO DEL TERRITORIO NELLE ZONE PIU' DIFFICILI!
IL PRESIDENTE AGPG GIUSEPPE ALVITI E IL VICE SEGRETARIO
NAZIONALE DEL MIS CON RAUTI RAFFAELE BRUNO ,RIBADISCONO IN
UNA NOTA INVIATA AL PREFETTO DI NAPOLI L'IDEA DI ADOPERARE
LE GUARDIE GIURATE PER UN MAGGIOR CONTROLLO DEL TERRITORIO,
VISTO LA LORO CAPILLARE DISTRIBUZIONE SUL TERRITORIO E IL
LORO ADDESTRAMENTO ARMATO.
IL PRESIDENTE AGPG GIUSEPPE ALVITI PROMUOVE IL MODELLO
MILANO PER LE GPG DI AFFIANCARE GPG ALLE FORZE DELL'ORDINE
PER IL CONTROLLO DEL TERRITORIO ,COSI' COME OGNI GIORNO
AVVIENE A MILANO IN LOMBARDIA.

ANCHE I TIFOSI DEL NAPOLI A FIANCO DEI LAVORATORI DI POMIGLIANO D'ARCO CHE RISCHIANO IL POSTO DI LAVORO!

mercoledì 4 marzo 2009
VERTENZA OPERAI FIAT POMIGLIANO. DOPO IL PAPA ANCHE I TIFOSI
DEL NAPOLI SCENDONO IN CAMPO AL FIANCO DEI DIPENDENTI CHE
RISCHIANO IL POSTO
Alta tensione a Pomigliano d'Arco tra i dipendenti dello
stabilimento Fiat Alfa. La sensazione è che tra la
proprietà torinese e i sindaci si profili un durissimo
braccio di ferro sul futuro della fabbrica, sulle
prospettive industriali. Nelle prossime ore gli operai fiat
sembra vogliano far scendere in campo al loro fianco i
tifosi del Napoli. Anzi, pare quasi certo che domenica al
San Paolo mostreranno uno striscione per rappresentare la
loro drammatica situazione occupazionale. Sicuri del forte
impatto mediatico del calcio, dopo che domenica scorsa
suscitarono l'interesse del Pontefice che chiese
attenzione per loro nelll'Angelus.

lunedì 2 marzo 2009

CONTINUA LA BATTAGLIA CONTRO LA DISCARICA DI CHIAIANO!

lunedì 02/03/2009
CHIAIANO (NA): Il NO ALLA DISCARICA SI FA GIORNATA DI CONTRO
INFORMAZIONE

CHIAIANO – Una giornata di controinformazione con stands e
presidio informativo per sensibilizzare i residenti della
Napoli da bene sull'emergenza rifiuti e sulla questione
Chiaiano.

Questo il senso dell'iniziativa che domani pomeriggio i
comitati civici di Chaiano e Marano portano in strada presso
via Toledo. Gli angoli informativi, che fungeranno pure da
simbolico punto di incontro per i diversi filoni e movimenti
della protesta cittadina di Chiaiano, rappresentano
l'ultima iniziativa in ordine di tempo promossa dai
dissidenti dell'area nord che si sono battuti per mesi
contro l'apertura dell'indotto cittadino di via Cupa del
Cane, nel Parco delle Colline dei Camaldoli.

Dopo aver portato le bandiere e gli alberelli incavolati,
simbolo del movimento del presidio ChiaiaNodiscarica del
Poggio Vallesana, a spasso per la città, ai piedi di
Palazzo San Giacomo e nei pressi della Zona ospedaliera, i
residenti di Chiaiano e Marano, sfiancati dal lungo periodo
di lotta cittadina e delusi dalla notizia che vuole il
sindaco di Marano, Salvatore Perrotta, raggiunto da
un'ordinanza che vieta allo stesso di dimorare nel Comune
di cui è sindaco, continuano la propria battaglia contro
politiche di smaltimento basate sulla realizzazione di
discariche e inceneritori con una giornata dedicata
esclusivamente alla controinformazione.

L'appuntamento è fissato per le 4 del pomeriggio; i
punti di controinformazione accoglieranno chi vorrà
soffermarsi fino all'orario di chiusura dei negozi.

BRUNO E ALVITI SOLLECITANO LA REALIZZAZIONE DI UN ALBO PROFESSIONALE PER LE GUARDIE GIURATE

COMUNICATO STAMPA
IL PRESIDENTE VENTO DEL SUD RAFFAELE BRUNO E IL PRESIDENTE
AGPG GIUSEPPE ALVITI : SI ALL'ALBO PROFESSIONALE PER LE
GUARDIE GIURATE!

IL PRESIDENTE NAZIONALE AGPG GIUSEPPE ALVITI,CON IL
SEGRETARIO ROSARIO DE PAOLIS E IL PRESIDENTE
DELL'ASSOCIAZIONI - MOVIMENTO POLITICO VENTO DEL
SUD,RAFFAELE BRUNO,HANNO ESPRESSO PARERE FAVOREVOLE
ALL'ISTITUZIONE DI UN ALBO PROFESSIONALE NEL QUALE VENGANO
ISCRITTE DI DIRITTO TUTTE LE GPG OPERANTI SUL TERRITORIO
NAPOLETANO, CAMPANO E NAZIONALE.
L'APPOSIZIONE DI UN ALBO PROFESSIONALE E ' ESSENZIALE PER LA
CRESCITA DELL'INTERA CATEGORIA,HA CONCLUSO IL PRESIDENTE
ALVITI IN UN INCONTRO SVOLTOSI PRESSO IL CENTRO STUDI TABOR
AI COLLI AMINEI IN NAPOLI.

BRUNO: FA BENE LA GENTE AD ORGANIZZARE LE RONDE CONTRO PEDOFILI E LADRI!

COMUNICATO STAMPA
STUPRI, VIOLENZE, PEDOFILIA. A NAPOLI LA GENTE CHIEDE LE
RONDE E TELEFONA ALLA PROTEZIONE CIVILE. BRUNO DI VENTO DEL
SUD: FA BENE LA GENTE A VOLERE LE RONDE!
Una cosa è certa, con la sequela di casi di stupri e
violenze, a Napoli si è riproposto in maniera allarmante
il tema della sicurezza. Troppi i casi di abusi sessuali e
di pedofilia, per non avere paura e interrogarsi. E se le
istituzioni paiono divise sul rimedio, i cittadini sembrano
accogliere con favore la misura promossa recentemente dal
governo. Ecco perchè in tanti hanno chiamato il numero
verde della Protezione Civile, l'800343435. Sono soprattutto
genitori. Chiedono ronde, non armate, e una presenza davanti
alle scuole dei loro figli. così a Napoli si parte dal
quartiere Vomero e dalla distribuzione di volantini con un
messaggio chiaro: 'Denuncia chi pensi possa essere un
pedofilo'. Venti volontari presidieranno l'ingresso di
cinque scuole, "ma se gli altri quartieri ci chiameranno noi
andremo", dice un organizzatore che poi precisa: "Siamo
volontari che vogliono dare una mano alle forze dell'ordine
e ai cittadini. Non siamo pistoleri fai da te, ma personale
preparato che vuole fare da deterrente".Elogia l'iniziativa
il Presidente dell'Associazione - Movimento Politico Vento
del Sud Raffaele Bruno, il quale dichiara: "fa bene la gente
ad organizzare le ronde per difendere i loro figli da ladri,
scippatori e pedofili".
Napoli, 2 marzo 2009 L'Addetto stampa

CONFERENZA DI FISICHELLA ORGANIZZATA DALL'ASSOCIAZIONE "IL CERCHIO"

domenica 1 marzo 2009

IL PRES. ASSOCIAZIONI GUARDIE GIURATE ALVITI PREMIATO DAI COMMERCIANTI NAPOLETANI

COMUNICATO STAMPA
IL PRESIDENTE AGPG GIUSEPPE ALVITI E'STATO PREMIATO DAL
PRESIDENTE DEI COMMERCIANTI DELLA QUARTA MUNICIPALITA' SANTO
SGUEGLIA PER L'OPERA MERITORIA SVOLTA NEL SOCIALE A FAVORE
DEI COMMERCIANTI NAPOLETANI ED ALLA SUA ATTIVITA' RIVOLTA
ALLA SICUREZZA DEL TERRITORIO.
IL PRESIDENTE ALVITI,DIRIGENTE REGIONALE DEL MIS CON RAUTI,
COMMOSSO PER L'ONORIFICENZA RICEVUTA HA DETTO DI VOLERE
CONDIVIDERE L'ENCOMIO RICEVUTO COL VICE SEGRETARIO NAZIONALE
VICARIO DEL MIS CON RAUTI E PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE
VENTO DEL SUD RAFFAELE BRUNO ,VERO COMBATTENTE NELLA DIFESA
DELLO STATO SOCIALE E DEI DIRITTI DEI PIU' DEBOLI.