domenica 16 settembre 2012

E' UNA SORPRENDENTE SCOPERTA IL FASCISMO AL FEMMINILE! (di Raffaele Bruno)

E' UNA SORPRENDENTE SCOPERTA IL FASCISMO AL FEMMINILE! 
E un motivo di orgoglio in più per la nostra battaglia!
(di Raffaele Bruno)
Alla donna vecchia del liberismo ottocentesco e conservatore, antiquata e arretrata, il fascismo oppose la "sua" visione della donna, pronta ad affrontare ogni campo d'azione, da contrapporsi come modello alla donna moderna che imita il maschio e pensa solo alla c
arriera, rinunciando al suo vero ruolo fondamentale di madre. La donna che realizza "il mito fascista" quali squadriste e Ausiliari nella RSI, intellettuali, contadine, madri, attraverso la maternità e l'assistenza sociale, ma anche impegnate sul campo attraverso varie organizzazioni di impegno sociale: dai Fasci Femminili alle Massaie rurali, dal dopolavoro all'Omni, dalle Piccole e giovani Italiane alle scuole femminili di avviamento professionale, fino alle organizzazioni studentesche e sportive. 
La storia del fascismo al femminile appare ricca e articolata, ma sempre improntata ad offrire alla donna un nuovo protagonismo politico che emerge dalla funzione intellettuale e sociale che tantissime donne esercitarono durante il ventennio; una missione nazionale che la vedeva impegnata per la grande responsabilità civile di educazione dell'"uomo nuovo" del fascismo, della mobilitazione al di fuori delle mura domestiche e della restaurazione della famiglia. Le donne, infatti, hanno contribuito duramente alla sforzo della Grande Guerra, mostrandosi pienamente all'altezza del compito, impegnandosi in attività ausiliarie, sostenendo l'economia del paese, lavorando nelle fabbriche al posto degli uomini richiamati al fronte. 
Ecco dunque che nazionaliste, futuriste, sindacaliste rivoluzionarie, squadriste e dannunziane vedono nel fascismo la soddisfazione di questo bisogno di partecipazione, la nascita di una nuova e grande identità femminile, suggellata dall'amore e dal sacrificio per la propria patria.
"Ci fu una grande politica fascista nei confronti della donna" disse Pino Rauti, in un convegno svoltosi a Roma nel 1990. "Il fatto essenziale", continua Rauti, "è che al di là dei ruoli tradizionali alle donne furono dedicate attenzioni, strutture, impegni, ruoli e mezzi quali mai nessun'altra epoca aveva dedicato prima dell'avvento del fascismo"!
Ci fu anche un modo fascista, infine, di intendere la famiglia: non l'ideale piccolo - borghese della famiglia come cellula dell'egoismo sociale, ma quello di una famiglia aperta alle relazioni sociali, alla vita della comunità nazionale, una famiglia dove la donna era comunque guardiana di certi valori, ma aveva anche più occasioni di socializzare. Studiando e approfondendo, quindi, le radici del nostro passato, possiamo ritrovarvi anche insegnamenti per l'oggi. Un motivo di orgoglio in più per la nostra battaglia sociale e popolare, missina e nazional- rivoluzionaria!
Raffaele Bruno

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