Lady Bocchino fa i film con i nostri sold!
27 novembre 2010 | Autore: admin
In 10 anni la sua casa di produzione ha ricevuto oltre 2,6 milioni di contributi pubblici per pellicole tra cui molti flop
Oltre a essere la consorte del capogruppo di Fli Italo Bocchino, la napoletana Gabriella Buontempo è titolare della società di produzione Good TimeEnterprise, specializzata in film e fiction televisive.
È certo una produttrice brava e abile, Gabriella, ma altrettanto sicuramente è una produttrice fortunata.
Non a tutti i produttori, difatti, capita di ricevere finanziamenti pubblici (peraltro di non piccola entità) con la stessa frequenza con cui li percepiscela Good Time.
Già lo scorso aprile la signora Bocchino si era fatta notare grazie a un sontuoso contratto da sei milioni di euro stipulato con la Rai per la realizzazione di una serie in sei parti con Ricky Memphis e la regia di Michele Soavi, "La Narcotici".
Adesso Gabriella torna alla ribalta perché il suo nome, o meglio quello della Good Time, è tra quelli in cui, nel condurre la sua inchiesta sui contributi statali al cinema italiano, «Libero» si è imbattuto più spesso.
Dati alla mano, la Good Time Enterprise ha beneficiato del sostegno pubblico almeno in sei occasioni nel corso degli ultimi quindici anni.
L'ultimo titolo a essere stato finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali è un documentario sulla saga della famiglia Agnelli intitolato "Il pezzo mancante", la cui presentazione al pubblico avverrà durante la prossima edizione del Torino Film Festival guidato da Gianni Amelio.
Diretta da Marco Ferrante (autore del saggio mondadoriano "Casa Agnelli") e da Giovanni Piperno, l'opera ha ricevuto dallo Stato 250.000 euro e gode della coproduzione nonché della distribuzione dell'Istituto Luce (che è, lo ricordiamo, un ente statale), oltre al supporto di Piemonte Film Commission e Regione Piemonte.
Al 2008 risale l'uscita del lungometraggio "Amore che vieni amore che vai" di Daniele Costantini, tratto dal romanzo di Fabrizio De André e Alessandro Gennari "Un destino ridicolo", edito da Einaudi.
Non positivamente accolto quando fu presentato nella sezione Extra del Festival Internazionale del Filmdi Roma, il lungometraggio in questione, che inizialmente doveva essere diretto da Antonio Luigi Grimaldi, è stato coprodotto da Rai Cinema e finanziato con ben 1.766.000 euro e, alla fine di novembre del 2008, di euro ne aveva purtroppo incassati solo 87.000.
Nel 2005 Gabriella Buontempo ha prodotto la pellicola "Fatti della banda della Magliana", sempre di Daniele Costantini, interpretata fra gli altri da Francesco Pannofino e Leo Gullotta. In questo caso il contributo pubblico è consistito nella coproduzione e nella distribuzione da parte dell'Istituto Luce.
Torniamo indietro di qualche anno e arriviamo al 2000, quando la Good Time sforna "Fate un bel sorriso" di Anna Di Francisca, una coproduzioneitalo-franco-greca le cui vendite estere sono state curate da Rai Trade, società specializzata nella commercializzazione dei diritti e nella promozione delle proprietà intellettuali del gruppo Rai.
Ancora al 2000 risale il film di Cecilia Calvi "Mi sei entrata nel cuore come un colpo di coltello", nel cui cast figurano Gaia De Laurentiis e Gianni Ippoliti.
A questo titolo, sicuramente non un campione dei botteghini, il Ministero stabilì di elargire, nel 1994, un miliardo e duecentosei milioni di lire.
Anche in questo caso la distribuzione venne garantita dall'Istituto Luce.
Nel 1996, infine, la Good Time Enterprise si è occupata della produzione de "La bruttina stagionata", diretto ancora da Anna Di Francisca, un film ricavato dall'omonimo bestseller di Carmen Covito.
La pellicola, coprodotta da Rai Tre, è stata riconosciuta opera di interesse culturale nazionale dal Dipartimento Spettacolo della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Pure in questo caso siamo di fronte a un film che senz'altro non figura negli annali dei maggiori incassi del cinema italiano di tutti i tempi ma il punto nodale della faccenda non è questo.
Ciò che viene spontaneo chiedersi, dopo avere verificato che vi sono società di produzione che riescono ad accedere ai finanziamenti statali in modo quasi sistematico (è appunto il caso della Good Time di Gabriella Buontempo), è come mai alcuni operatori del mondo cinematografico italiano siano sempre così "fortunati" mentre altri non lo sono mai.
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