di Raffaele Bruno (Presidente di Vento del Sud)
Potrebbero essere proprio i giovani meridionali a
combattere la battaglia per il riscatto del Mezzogiorno che
noi stiamo portando avanti, partecipando attivamente alla
costruzione del loro stesso destino.. Vorrei poter lanciare
a questo scopo, proprio da questo nostro sito, prima ancora
che un appello di un riarmo culturale e politico giovanile,
una provocazione. Da chi mai i giovani meridionali
possono attendersi, mentre gli anni corrono inutilmente e si
diventa adulti, una inversione netta di tendenza che faccia
del Sud il luogo della memoria culturale, della giustizia
sociale, di una comunità euromediterranea, di una
ritrovata qualità del tempo e della vita, delle infinite
sue risorse inserite organicamente in un progetto di
sviluppo? Non è che abbia perduto tutte le speranze negli
adulti, ma vedo in giro da parte loro uno scarsissimo
entusiasmo ed un altrettanto debole rabbia da porre alla
base di una volontà profonda ed ostinata, non superficiale
ed effimera, di sostanziale cambiamento che comporta la
netta rinuncia a lasciare correre, ad attendere qualcosa che
non verrà mai, se non concorreranno tutti a volerla
veramente e con forza. E vedo nei tanti giovani meridionali
gli appuntamenti mancati e neanche richiesti con quanto
della globalizzazione mondialista è da respingere con
forza: la omologazione ai comportamenti di vita e di
consumo, la cancellazione delle identità, il fondare la
competitività sull'accumulo senza responsabilità
sociale, a costi umani intollerabili da chiunque conservi
anche solo tracce minime di solidarietà comunitaria. Nel
Mezzogiorno si assiste allo spreco di risorse di storia,
cultura e civiltà invece di trasformarle in strumenti
attivi di competizione dell'appartenenza nei confronti della
globalizzazione. Si assiste alle carenze dei servizi e delle
infrastrutture, a divari di reddito che costringono sulla
soglia della povertà milioni di italiani e all'emigrazione
forzata di tanti giovani e "cervelli", alla penalizzazione -
con il lavoro nero e sommerso diffuso molto più che
altrove - dei redditi retributivi, previdenziali e
assistenziali, di quanti pur di lavorare anche nelle
condizioni più precarie ed indegne, sono costretti a
rinunciare a troppo.
A fronte di tutto ciò i governi che si alternano alla
giuda del nostro Paese non fanno alcunché per cambiare le
cose. Vi sarebbe tanta materia, dunque, qui nel Meridione,
per mobilitare le coscienze e le consapevolezze, per
sollecitare la partecipazione attiva e competitiva con gli
effetti perversi della globalizzazione dei mercati, di un
esercito di giovani che vogliono combattere per costruire il
loro futuro. Battaglie politiche e sociali concrete, che
rappresentano una riserva strategica per la battaglia
sociale e popolare, come quella iniziata da Vento del Sud
della difesa dei Comuni e delle Comunità montane per la
difesa organica della identità dei 5.868 Comuni italiani,
oltre duemila dei quali localizzati nel Sud, dove il
sottodimensionamento demografico - hanno meno di cinquemila
abitanti - pone a rischio di sopravvivenza, per le
difficoltà di raccolta delle risorse necessarie ad
investimenti e servizi, l'arte, la storia, la cultura,
l'ambiente, le straordinarie specificità di queste stesse
comunità.
La mancanza di consapevolezza delle risorse cui dispone
il Mezzogiorno ed ancora di più la incapacità di
costruire progetti concreti, cogliendo ogni opportunità
normativa e finanziaria, per sviluppare le potenzialità
identitarie, perchè si è ancora in ritardo nel cogliere
la loro capacità competitiva nei confronti della
globalizzazione omologante.
L'Area politica e culturale social popolare di
opposizione al regime può rappresentare uno strumento
utile per i giovani del Sud che vogliono combattere,
perché ha progetti e risorse culturali e, se volete,
"piani di battaglia" per sconfiggere logiche sterili e
perverse che vogliono solo la omologazione che uccida le
identità, appiattisca ed uniformi le scelte, spinga ai
consumi sfrenati meno necessari, individui nella
cancellazione dei diritti sociali lo strumento di una
competitività ignobile, perché basa il prezzo del
prodotto finale sulla repressione e sulla rinuncia, per
fame, a inderogabili prerogative di legge, se non anche di
solidarietà sociale ed umana. Ecco perché serve, a Sud,
una militanza giovanile, arrabbiata ed armata: di idee, di
volontà e di progetti capaci di cambiare il volto del
Mezzogiorno, oggi depresso e vilipeso da una classe di
politicanti incapaci e disonesti.
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