mercoledì 24 giugno 2009

IL RISCATTO DELLA CUCINA POPOLARE E CONTADINA

IL RISCATTO DELLA CUCINA POPOLARE E CONTADINA
di Raffaele Bruno
Le avevano sepolte gli imbecilli, sotto una coltre di
indifferenza, una sorta di male intesa "modernità".
Avevano cancellato, pensando di poterne fare a meno e per
sempre, le "memorie storiche" che avevano costituito la
gioia e il dolore delle loro città. Avevano
dimenticato, il nome della cucina internazionale o della
"nouvelle cousine", in nome dell'ultimo orripilante prodotto
alimentare di questa o quella Multinazionale, il "sapere" ed
il sapore della cucina contadina e popolare, i frutti
più genuini della terra, offerti nella loro
semplicità sulle tavole ricoperte da tovaglie a
quadroni; bianchi e rossi. Poi, finalmente, la scoperta del
valore, sempre più crescente, della identità
locale, della sua straordinaria forza nel porsi e nel
proporsi come alternativa, di contrastare anonimato e
nullismo storico e sociale, con la riscoperta delle radici.

Sono pochi, ormai, i sindaci dei paesi meridionali che non
si inventino qualcosa: Una sagra gastronomica locale per un
prodotto (vini, formaggi, insaccati, carni locali, per il
pesce, la cioccolata, la pasta) legata spesso a qualche
evento più fantastico che leggendario, più
leggendario che storico, che coinvolge migliaia di turisti
in tutti i mesi dell'anno e fanno conoscere ed apprezzare i
prodotti locali. O la rappresentazione di antichi usi o
attività produttive, legati a mestieri, una volta in
via d'estinzione, tutti locali e stupendi. E' la riscoperta
della necessità di avere un'anima, una
personalità, una storia, una cultura.

Per distinguersi, per valere, per competere.

Ora bisogna andare avanti. Lungo la strada intrapresa della
riscoperta più profonda e più autentica, della
propria memoria, dei "saperi" contadini ed artigianali,
delle specificità dei lavori manuali, delle produzioni
agricole, anche quelle che possono apparire ormai marginali,
di episodi d'arte, di cultura e di stona che in questi
territori del Sud si sono sedimentati nel millenni e di cui
si era perduta la percezione, smarrito il significato. In
modo indistinto, dove i valori e le persone sembrano perdere
solo peso e ruolo, dove la omologazione dei comportamenti
alimenta il potere sempre più egemone di chi,
governando l'informazione e la comunicazione, condiziona
comportamenti personali e scelte di consumo, la riscoperta
dell'identità storica, della specificità dei
luoghi, erge una barriera contro il dilagare senza freni e
senza regole della globalizzazione, alimenta la speranza di
una resistenza efficace, contribuisce all'indispensabile
"riarmo morale", prima ancora che economico e sociale,
perché si possa anche competere ed affrontare la sfida
della difesa dei valori - come noi del Movimento Sociale -
Fiamma Tricolore stiamo facendo - degli usi, dei costumi
locali e della tradizione, quale unico e possibile antitodo
alla globalizzazione e per supportare con idee forza la
lunga battaglia per lo sviluppo meridionale e della difesa
ad oltranza della sua dignità.

Raffaele
Bruno

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