lunedì 28 giugno 2010

PRIMO CONVEGNO NAZIONALE SULLA SICUREZZA A NAPOLI

COMUNICATO STAMPA
PRIMO CONVEGNO NAZIONALE 
SICUREZZA:IL RUOLO DELLA GUARDIA GIURATA 
MERCOLEDI 30 GIUGNO 2010 
ORE 9.30 SALA GEMITO - DI FRONTE MUSEO NAZ.-NAPOLI 

INTERVENGONO: 

GIUSEPPE ALVITI - PRESIDENTE NAZIONALE AGPG 
RAFFAELE BRUNO - VICE SEGRETARIO NAZIONALE VICARIO MOVIMENTO SOCIALE CON RAUTI 
AVV.MAURO PANICO-RESPONSABILE NAZIONALE AFFARI LEGALI E FORMAZIONE AGPG 

PARTECIPANO: 
LUIGI RISPOLI-PRESIDENTE CONSIGLIO PROVINCIALE NAPOLI 
PASQUALE SOMMESE- ASS,REGIONE CAMPANIA 
FLORA BENEDUCE- PDL CAMPANIA 
NICOLA ODDATI ASS.COMUNE DI NAPOLI 

HANNO ADERITO SINDACATI DELLE VARIE FORZE DELL'ORDINE ORGANI MILITARI CIVILI E RELIGIOSI

mercoledì 23 giugno 2010

GIU' LE MANI DA PENSIONI, SANITA' E SERVIZI ESSENZIALI. LO STATO SOCIALE NON SI TOCCA!


BRUNO (MIS CON RAUTI): FINALMENTE SI PARLA DELLE FOIBE E DELLE CARNEFICINE COMUNISTE NELLE SCUOLE!


COMUNICATO STAMPA
BRUNO (MIS CON RAUTI): FINALMENTE SI PARLA DELLE FOIBE E DELLE CARNEFICINE COMUNISTE NELLE SCUOLE!
Sull'argomento, ai margini di una riunione della Segreteria regionale del Partito, il Vice Segretario Nazionale Vicario del Movimento Idea Sociale con Rauti Raffaele Bruno, il Segretario Provinciale della Federazione di Napoli Vittorio Lamberti e il Responsabile regionale dell'attività sociali del Partito Giuseppe Alviti hanno congiuntamente dichiarato:
"Ha fatto molto bene il ministro Gelmini ad inserire per la prima volta tra le tracce d'esame alla maturità la questione delle foibe. Una delle più grandi tragedie rimossa, negata, intoccabile, a tal punto innominabile da essere stata espunta dai libri di testo a causa di una censura rossa che ancora oggi non rinuncia a nascondere le tremende responsabilità che il Pci ebbe nella persecuzione degli italiani al confine orientale, negli infobiamenti, nel terribile esodo che accompagnò la perdita dei territori italiani a beneficio della Jugoslavia comunista di Tito. Finalmente ora la verità comincia a farsi strada nella storia del nostro Paese".
Napoli, 23 giugno 2010 L'Addetto Stampa del MIS con Rauti

martedì 22 giugno 2010

L'UNITA' NEL PALLONE (di Umberto Franzese)

L'UNITA'  NEL  PALLONE (di Umberto Franzese)

 L'Unità imbalsamata, a cui non credono in Pontida e a Gaeta, trova sfogo ogni quattro anni nel mondiale del Pallone. Il pallone, o meglio il Calcio, diventò adulto negli anni Trenta, quando dietro allo Sport non c'era il vuoto assoluto. L'Italia era da primato. L'Italia credeva in se stessa. Il Paese era o Patria o Nazione. Secondo Marinetti: "La Patria è un'aurora, tessuta di tramonti, la Patria è un ingegnere che divora i suoi ponti!" Gli faceva eco Paolo Monelli: "I popoli forti impongono il loro linguaggio, i loro modi di dire, non raccattano la foresteria con balorda premura…Non c'è posto, in un'Italia ardita e cosciente, per i cianciugliatori alla balcanica di parolette forestiere". Noi che c'inorgogliamo dell'Italia soltanto col pallone, raccattando la foresteria con balorda premura, abbiamo di che deprimerci. Noi che non crediamo nelle cose nostre, accettiamo quelle che ci vengono da altri e che accogliamo come novità. Fu sport di massa, di popolo e non di singoli. Fu sport di praticanti, di assi, di eroi, di idoli e non di passivi spettatori. Imprese strabilianti compiute da eroi leggendari, come Italo Balbo e i suoi sorci verdi, con la loro trasvolata da Roma a Chicago a bordo degli S. 55. Come Mario De Bernardi che stabilì un vero e proprio record: con un prototipo di idrovolante raggiunse i 420 chilometri orari. Come De Pinedo, che su idrovolante Savoia-Marchetti S.55 "Santa Maria", decollando da Orbetello, compì la traversata dell'Atlantico rientrando ad Ostia dopo aver coperto 44.000 chilometri. Come Umberto Nobile, che nel 1926 sorvolò, al comando del dirigibile Norge con Ronald Amundsen, il Polo Nord. Italiani con la schiena dritta, non molli, flaccidi e obesi. Marinetti, scotendo gli animi dei giovani, dichiarò "di aver imposto a cazzotti e legnate l'orgoglio italiano". "Nel dinamismo è la soluzione di tutta l'arte moderna – tuonò

Boccioni – è l'esaltazione delle lotte del proletariato, l'adorazione della scienza e dei suoi ritrovati tecnici più spettacolari, auto e aereo". Non era una vita sporca, scura, pesante, inutile, fatta di piaceri più che di doveri. L'Italia diventò un immenso cantiere in cui non brillarono carrozzoni clientelari e cricche varie. Tra le opere faraoniche spiccano: la bonifica delle paludi pontine; l'autostrada Milano Bergamo; il piano case per gli impiegati dello Stato; l'aeroporto di Ciampino;

la Mostra d'Oltremare; lo stadio Ascarelli, l'ippodromo delle Capannelle. Lavoratori dai polmoni gasati, silenziosi e operanti per la messa in opera di ospedali, scuole orfanotrofi.

L'Italia del calcio vince e stravince i campionati mondiali del 1934 e del 1938 e nella Olimpiade del 1936. Azzurri protagonisti nello sport, inattaccabili per condotta morale ed etica professionale.

I giornali illustrati dell'epoca non si soffermano sul macabro, sul morboso, sul nero, sul giallo, sul rosa. Il Paese ha alti ideali. Non si affida a pallonari, nani e ballerine. Non ne fa idoli da imitare. I campioni in campo hanno un comportamento irreprensibile, non usano sostanze vietate dal codice sportivo. Non fanno gestacci, non lanciano invettive contro il giudice di gara o verso gli spettatori. Hanno rispetto per l'avversario. Non si esaltano.

Ai giorni nostri, gli strapagati campioni della pedata, mostrano, a ogni piè sospinto, arroganza, violenza, disprezzo per chi, lottando, soccombe. Ostentano sul petto, sulle cosce, sulle braccia, tatuaggi di sinistri personaggi o scritte offensive sulle magliette. Sono, per i giovani, idoli miseri, gretti, evanescenti. Negli "anni del consenso"  l'Italia raggiunse traguardi mai toccati. E' una Nazione stretta tutta intera, senza divisioni, intorno al suo Duce. Gli Italiani scoprono che non esiste solo il calcio, il café chantant, il varietà e il tabarin, le colonie marine e montane. Contano anche le giornate lavorative ridotte a otto ore, le quote obbligatorie di assicurazione per vecchi, disoccupati, inabili al lavoro. Esplode il tennis da tavolo, il ping pong, popolare, presso i circoli aziendali e parrocchiali. Nasce la giornata del risparmio. Sul lago di Nemi prendono corpo i lavori per il recupero delle navi romane. Non più donne-crisi ma madri prolifiche e gonne fisse sotto il ginocchio. Principiano i concorsi di Miss nelle stazioni balneari; nei locali impazza il ballo del mattone.

Il mago degli spazi e dell'etere, Guglielmo Marconi, manda dalla cabina dell'Elettra un messaggio augurale al sindaco di Sidney. Il 28 ottobre 1929 nasce l'Accademia d'Italia. Gli accademici ricevono un compenso di 300 lire, i biglietti ferroviari gratis in prima classe e il titolo di eccellenza.

"Che cos'è questa premessa di un popolo esultante? Si leva sul pennone una bandiera? Si leva dal cuore un canto?  In alto i cuori o Italiani! Tutta la Patria è armata per tutte le gesta sui campi di gioco e sui campi cruenti. Coi moschetti e con gli spiriti, coi muscoli che guizzano e con l'anima che canta".

La realtà, oggi, è ben più modesta, avvilente. Un calcio ad un pallone e sul fischio di chiusura l'unità è finita: impazza il Carnevale di Pontida!


venerdì 18 giugno 2010

BRUNO (MIS CON RAUTI): CHIEDE A CESARO,IERVOLINO E A CALDORO DI CHIUDERE LA DISCARICA DI CHIAIANO!


 COMUNICATO STAMPA
BRUNO (MIS CON RAUTI): CHIEDE A CESARO,IERVOLINO E A CALDORO DI PORRE FINE IMMEDIATAMENTE ALLO SVERSAMENTO DI RIFIUTI NELLA DISCARICA DI CHIAIANO!
Sull'argomento il Vice Segretario Nazionale Vicario e Responsabile del Dipartimento per le Politiche del Mezzogiorno del Movimento Sociale con Rauti Raffaele Bruno ha dichiarato:

"Invito il Presidente della Provincia Cesaro, il Sindaco di Napoli Iervolino e il Presidente della Regione Caldoro a provvedere alla chiusura della discarica di Chiaiano nella quale sono stati sversati in due anni tra le 800 e le 1.200 tonnellate di rifiuti al giorno, con un grave rischio per la messa in sicurezza della discarica, date le condizioni tecniche di criticità, con gravissimi disagi per la popolazione locale per il passaggio di centinaia di camion pesanti che transitano nella zona e per la puzza, che specie col caldo, si sente nel territorio circostante".

sabato 12 giugno 2010

BRUNO (MIS COPN RAUTI): TASSARE LE BANCHE, GLI IMPRENDITORI SUPERCAPITALISTI E LE GRANDI TRANSAZIONI FINANZIARIE SPECULATIVE!


COMUNICATO STAMPA
 BRUNO (MIS COPN RAUTI): TASSARE LE BANCHE, GLI IMPRENDITORI SUPERCAPITALISTI E LE GRANDI TRANSAZIONI FINANZIARIE SPECULATIVE!
   Sull'argomento il Vice Segretario Nazionale Vicario e Responsabile del Dipartimento per le Politiche del Mezzogiorno del Movimento Idea Sociale con Rauti Raffaele Bruno ha dichiarato: 
 
   "Non mi sembra affatto giusto che a pagare i costi della manovra finanziaria, decisa in segiuto alla crisi economica in atto, siano soprattutto i soliti poveri lavoratori pubblici. Il MIS con Rauti contesta duramente questa manovra decisa dal Governo Berlusconi che è ingiusta, non solidale, senza riforme e che deprime quella poca crescita che si era intravista nel Paese. I sacrifici si chiedino ai grandi imprenditori, alle banche e si tassino le transazioni finanziarie a scopo speculativo. E' ingiusto e sbagliato prendersela  coi lavoratori dell'area pubblica, tagliando i contratti per i prossimi tre anni e riducendo gli organici, a partire dai lavoratori precari, sempre più bistrattati e offesi nella loro dignità"! 
Roma, 12 giugno 2010                                    L'Addetto Stampa del MIS con Rauti 
 

venerdì 11 giugno 2010

I germi e gli effetti della disUNITA' (di Umberto Franzese)


 
                                                                              

 

I  germi e gli effetti della disUNITA'

di Umberto Franzese 

    Al nord gli Asburgo, al Sud i Borbone: Nord e Sud si fondono tra Borbone e Asburgo. Con Maria Carolina e Ferdinando I, con Maria Clementina e Francesco I, con Maria Teresa Isabella e Ferdinando II.

Matrimoni regali, matrimoni politici. Per rinvigorire l'impero gli Asburgo concretizzano il loro dominio con le annessioni delle maggiori corti europee. Maria Teresa d'Austria, tenendo fede al detto - "bella gerant alii, tu felix Austria, nube !"- in queste gratificanti faccende era un'abile ricamatrice. La linea politica napolitana seguiva tale direttrice. Non se ne discostava più di tanto. Gli Asburgo avevano così allargato i loro confini, oltre che all'abile politica matrimoniale, grazie anche al Trattato di Rastadt che regolava la successione al trono alle donne in mancanza di eredi maschi. L'imperatore riuniva in sé i titoli di arciduca d'Austria, re di Boemia e d'Ungheria. Caposaldo di questa unione di Stati era la religione cattolica di cui i più ferventi praticanti erano i popoli di lingua tedesca. E' grazie a Maria Teresa, dopo anni di rivalità, che l'Austria si riavvicina alla Francia. La sovrana, con piglio autoritario, accresce la centralizzazione dello Stato per mezzo di una Corte dei conti, di un Tribunale monarchico e di un Direttorio dell'Interno che controlla l'Amministrazione dei vari stati. L'Austria introdurrà, dopo il 1870, una serie di riforme che si esplicò in campo sociale e religioso per l'uguaglianza di tutti i sudditi davanti alla legge e, conseguentemente, piena tolleranza per tutti i culti  non cattolici. Sarà la rivoluzione francese a scompaginare l'autoritarismo illuminato dei sovrani austriaci e ad avere pesanti strascichi anche a Napoli.

Dopo la decapitazione della regina di Francia, Maria Carolina, piagata nel corpo e nella mente, giurerà di vendicarsi fino alle estreme conseguenze della morte della sorella Maria Antonietta. La regina di Napoli subì un trauma così forte che il suo essere ne rimase fortemente disturbato. Cambiò totalmente il suo comportamento, il modo di porsi nei confronti persino dei più blandi protagonisti del verbo riformatore o rivoluzionario. Aveva inizio quel clima di sospetto, di diffidenza, di sfiducia che avrebbe incrinato profondamente i rapporti tra la monarchia e le classi più evolute.

 

2)

 

Il Napoletano e tutto il Mezzogiorno furono sconvolti dalla rivoluzione  imposta delle truppe francesi al comando dello Championnet. La Francia del 1789 fece la più grande rivoluzione di cui ci parli la storia. Non vi era rivoluzione, che volendo tutto riformare, aveva tutto distrutto. "Si eresse in Napoli un tribunale rivoluzionario il quale procedeva cogli stessi principi e colla stessa tessitura di processo del terribile Comitato di Robespierre".

E' grazie a quei semi sparsi nel 1789, che nel mondo si sono succedute le più sciagurate rivoluzioni: le guerriglie sudamericane e africane; la rivoluzione femminista e quella dei costumi sessuali; la Comune di Parigi; la rivoluzione cinese di Mao e quella cubana di Castro; la rivoluzione russa del 1917. E' una rivoluzione infinita che continua da più di duecento anni e che non si sa quando finirà. Una rivoluzione che ha prodotto controscosse spesso estremistiche come i moti monarchici della Vandea del 1793; la Restaurazione del 1815; il brigantaggio a seguito dell'invasione garibaldina e piemontese del 1860; il fascismo degli anni venti; il nazismo degli anni trenta. Cambiò un mondo. Gli uomini si videro imposte leggi che non intendevano e che presero a odiare. Leggi catapultate sulle punte delle baionette o scaturite da assemblee di filosofanti. Si finse di chiamare il popolo ad esprimersi su trattati e sulla costituzione. Si imbastirono falsi plebisciti. Si fece credere al popolo che poteva essere artefice del proprio destino e gli si impedì di esplicare le proprie idee, i propri pregiudizi, i propri costumi, le proprie credenze, i propri bisogni. Una costituzione va bene se prodotta dal popolo stesso e non se imposta colle armi del nemico.

Fu detto: "Se sono giacobini mandateli in Francia, ne ritorneranno realisti". Intanto nella strade di Napoli circolava una efficace canzonetta: " E' venuto lo francese cu nu mazzo d''e carte mmano: liberté, egalité, fraternità, tu arruobbe a me, io arrobo a te".

A sostenere la causa di Maria Carolina e di Ferdinando IV, erano i capipopolo Michele Pezza detto Fra' Diavolo, Sciarpa nel Cilento, Pronio negli Abruzzi, i fratelli Mammone nel Frusinate. A questi controrivoluzionari che furono chiamati sprezzantemente "briganti", si aggiunsero nell'Italia postunitaria, le "brigantesse" che condivisero con i loro compagni, specie nelle campagne, disagi e stenti.

 

 

 

3)

 

Si chiamavano Serafina Ciminelli, Filomena Cianciarulo, Maria Rosa Marinelli, Chiara De Nardo, ma avevano anche nomi come Ciccila, Mineca, Luciella, Chiarina,

Ngiulina, Nannina, Rusella. Tutte o quasi tutte finirono tragicamente a testimonianza della "civiltà"sulla "barbarie". Grazie a queste atrocità nasceva l'Unità d'Italia. Il Paese veniva consegnato ad un Savoia, che proprio italiano non era. Lo erano di certo i Borbone che regnavano senza far danno ad alcuno, protetti da un  lato dall'acqua santa e dall'altro dall'acqua salata. Alla fine della 2^ guerra mondiale fu istituito dagli "alleati", per i crimini di guerra, il Tribunale di Norimberga, quale tribunale fu istituito per i "Padri della Patria?". "Per l'unificazione italiana fu commesso molto male", ebbe a dire Luigi Sturzo .

E Vittorrio Messori: "Di questa nostra unità nazionale conosco bene i risvolti non edificanti".

Fossero esistiti gli Asburgo al nord e i Borbone al Sud l'eredità trasmessa oggi ai leghisti e ai sudisti, sarebbe stata certamente meno tragica e rivoltante.

Quel consenso plebiscitario che non fu raggiunto nel 1861, mancando l'adesione, l'approvazione della Chiesa, si concretizzò nel 1929 con i Patti Lateranensi, grazie al Fascismo che "non fu un movimento nichilista e non si impose alle masse popolari inermi. Esso, invece, si affermò come portatore di un atteggiamento mentale che fondeva pensiero colto e pensiero popolare e costituiva la base della sua ideologia e della sua cultura. Tale consenso, intorno all'Uomo della Provvidenza, fu la sacralizzazione della politica.

L'Italia si disunì, si spaccò in due nel 1916, tra interventisti e neutralisti, in quella che finì in una vera e propria mattanza di una intera generazione. Cinque milioni e più di reclutati passarono nelle trincee. Poco più di metà i renitenti alla leva. Duecentomila i condannati per reati commessi in divisa, quindicimila i condannati all'ergastolo, quattromila i giustiziati su verdetto pronunciato da giudici in divisa.

Dopo la vittoria il Paese si divise: da una parte i rossi e dall' altra i neri.

E furono gli anni del consenso. "Un consenso che diventò sempre più effettivo e vasto via via che invece di politicizzarsi, si depoliticizzava e affondava le sue radici nel mito di Mussolini e dell'Italia finalmente in cammino" "Solo la fede smuove le montagne non la ragione" Per correggere "secoli di decadenza politica, militare, morale, bisogna creare la classe dei guerrieri, la classe degli inventori, la classe dei giudici, dei grandi

 

 

4)

 

capitani d'industria, dei grandi esploratori, dei grandi governatori". Non fu questo o lo fu soltanto in parte, ma per la prima volta nel corso della sua storia, dopo "Roma caput mundi", il popolo italiano fu un'anima sola, un corpo solo, una mente sola. "O Patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e i simulacri e l'erme torri degli avi nostri, ma la gloria non vedo, non vedo il lauro e il ferro ond'erano carchi i nostri padri antichi". "Come cadesti o quando da tanta altezza in così basso loco?".

Cademmo. Noi diventammo ora tedeschi, ora inglesi, ora americani, ora francesi; noi non volevamo più nulla, noi non eravamo più nulla. Ancora una volta l'Italia si disunì, si spaccò in due: da una parte i badogliani dall'altra i repubblichini.

sabato 5 giugno 2010

BRUNO (MIS CON RAUTI) IN VISITA NEL QUARTIERE SCAMPIA: ABBATTETE SUBITO LE VELE DI SECONDIGLIANO!

COMUNICATO STAMPA
BRUNO (MIS CON RAUTI) IN VISITA NEL QUARTIERE SCAMPIA: ABBATTETE SUBITO LE VELE DI SECONDIGLIANO!
Questa mattina il vice segretario nazionale vicario del Movimento Sociale con Rauti e responsabile del Dipartimento per le Politiche del Mezzogiorno Raffaele Bruno, unitamente al segretario provinciale della Federazione di Napoli Vittorio Lamberti ed alcuni militanti e dirigenti del Partito sono stati in visita alle ultime quattro vele rimaste, nella quali vivono ancora 120 famiglie in condizioni allucinanti. Sull'argomento Bruno ha dichiarato: 
   "Chiedo al sindaco di Napoli e al Presidente della Regione Caldoro di provvedere immediatamente all'abbattimento delle ultime quattro vele rimaste e alla sistemazione delle 120 famiglie che ancora vi abitano in condizioni di estremo degrado, con immondizia dissemimata ovinque, la criminalità e lo spaccio di droga che imperano e con bambini efamiglie esposte ad ogni pericolo. Le vele di Secondigliano rappresentano un allarme sociale ed una vera vergogna per tutti. E' giunta l'ora che si ponga fine a questo vero e proprio scandalo"! 
Napoli, 5 giugno 2010                                           L'Addetto Stampa del MIS con RAUTI