mercoledì 30 marzo 2011

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Vi inoltro uno degli articoli che potete trovare su Ladestra.info

Euro 2: la vendetta

Tratto da eugeniobenetazzo.com Ritorno ancora su un argomento che mi sta particolarmente a cuore visto che sono stato uno dei primi a parlarne in anticipo in tempi non sospetti, era infatti il 2008 quando parlavo spiegavo il Club Med e a che cosa ci avrebbe portato. La scorsa estate ho scritto il saggio economico intitolato “L’Europa sé rotta” ma pare che ancora adesso la maggior parte dei piccoli risparmiatori ed investitori italiani non si renda conto di che rischi gravino sui loro portafogli e sullo scenario macroeconomico europeo. Nello specifico il cosiddetto rischio di spaccatura monetaria all’interno dell’area valutaria dell’Unione Europea. Sostanzialmente tutto questo è rappresentato dalla Teoria di Euro 2 ovvero l’emersione o la creazione di una seconda divisa in Europa che venga adottata dai paesi periferici...

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venerdì 25 marzo 2011

BRUNO: LE CASE POPOLARI CADONO A PEZZI E SONO FATISCENTI !


COMUNICATO STAMPA


BRUNO (MIS CON RAUTI): LE CASE POPOLARI CADONO A PEZZI E SONO FATISCENTI !


Sull'argomento il Vice Segretario Nazionale Vicario del Movimento Idea Sociale con Rauti Raffaele Bruno ha dichiarato:

"Sono stato a visitare, insieme ad alcuni dirigenti del partito, le case popolari dei quartieri di scampia e piscinola, ed ho constatato personalmente il patrimonio immobiliare dell'IACP.

Le infiltrazioni sono ovunque, crepe nei muri, impianti elettrici distrutti, ascensori rotti, mentre si parla di case da costruire, rischia di andare in malora un patrimonio pubblico da troppo tempo bisognoso di manutenzione. A fronte dei canoni pagati mensilmente all'IACP, che di sociale hanno veramente poco; le centinaia di famiglie che abitano in queste case non ricevono alcun servizio: le aree verdi sono abbandonate, gli alberi cadono senza essere sostituiti, l'illuminazione è scarsa.

E' tempo che i vertici dell'IACP si decidano ad avviare una seria politica di tutela del patrimonio immobiliare e se sono incapaci si dimettessero!"

sabato 12 marzo 2011

IL MOVIMENTO SOCIALE RACCOGLIE I CANDIDATI AL COMUNE E ALLE MUNICIPALITA' IN PIAZZA A NAPOLI!

COMUNICATO STAMPA

 IL MIS RACCOGLIE I CANDIDATI AL COMUNE E ALLE MUNICIPALITA' IN PIAZZA A NAPOLI!

Mercoledi 23 e giovedi 24 marzo, dalle ore 09,30 alle 14,00, in Piazza Carità a Napoli, organizzata dalla Federazione Provinciale del Movimento Sociale di Napoli, si raccolgono candidature al Comune di Napoli e alle dieci Municipalità nelle Liste del Movimento Sociale di tutti cittadini, appartenenti a tutte le categorie della vita civile e culturale della Città che intendono collaborare a far rinascere Napoli.

   Sull'argomento il Vice segretario Nazionale Vicario del Partito e Responsabile del Dipartimento per le Politiche del Mezzogiorno Raffaele Bruno ha dichiarato:

    "Siamo l'unica forza politica che non decide i propri candidati al Comune di Napoli e alle dieci Municipalità nel chiuso di una stanza ma apre le proprie liste a libere candidature di tutti ci ttadini di buona volontà, che sono stanchi dei comitati d'affare che finora hanno gestito l'amministrazione della capitale del Mezzogiorno, ormai ridotta in ginocchio a causa della cattiva politica e del consociativismo esistente".

 Napoli, marzo 2011 L'Addetto Stampa del MIS con Rauti

 www.misconrauticampania.it - misconrauti@yahoo.it

lunedì 7 marzo 2011

CITTA' D'ARTE IN EUROPA E IL FUTURO DELLA VITA URBANA. NAPOLI, LA MEMORIA ABITATA (di Raffaele Bruno)


CITTA' D'ARTE IN EUROPA E IL FUTURO DELLA VITA URBANA

NAPOLI : LA MEMORIA ABITATA (di Raffaele Bruno)

   La città, ogni città, è una costruzione del tempo: essa è tempo che si fa spazio, che diventa case, strade, piazze, orizzonti, superficie, profondità, panorami. L'immensa capitale mediterranea, più classicamente antica di Roma stessa, e insieme spagnolesca ed orientale. Il bellissimo scorcio d'insieme di Roberto Longhi, sull'ispirazione napoletana di Caravaggio, illumina nell'introcata, stratificata ed ininterrotta trama della Storia, quella poetica del tempo che, facendo coesistere grandi differenze culturali ed epocali in una sorta di armonia dissonante, cifra in profondità l'immagine di Napoli.Passaggi umani, usi, abitudini; non a caso termini come "abitudine", "abito", hanno la stessa radice della parola "abitare". L'abitare indica per definizione la dimora degli uomini, il loro"star di casa" in un luogo che è fisico e simbolico, naturale e culturale, storico e mitico.

A differenza di tutte le altre grandi città, a Napoli l'esercizio del tempo non ha luoghi "propri". I suoi scarti restano ai suoi splendori: entrambi testimoni , entrambi superstiti, insuperabilmente uniti. Nella capitale del Mezzogiorno sembra in atto un compromesso incessante tra presente e passato, un infinito negoziato tra memoria e oblio. Come amava ricordare Bartolommeo Capasso, Napoli non è mai stata distrutta e, di conseguenza, non è mai stata rifatta, ma è cresciuta ininterrottamente su se stessa alterando progressivamente le linee di un corpo urbano originario che è rimasto sostanzialmente immutato. Sono nate, imponenti, una stratificazione, una contaminazione, una giustapposizione di tempi e delle tracce che ciascuno di esse lascia: un intreccio fitto dal quale il passato non si lascia neutralizzare e, soprattutto, non si lascia assegnare nessun limite spaziale, non si lascia rinchiudere nelle teche della memoria, non si lascia museificare. La vita della città sembra presa in un vorticoso gorgo temporale in cui il passato sembra essere sempre presente e, d'altro canto, il presente sembra spesso avere le sembianze del passato.

Questa presenza del passato, questa sedimentazione di memorie, materiali e immateriali, non significa, però, che Napoli sia una città ferma, immobile: una società "fredda" secondo l'immagine di Lèvi - Stratuss. Al contrario, è proprio la storia a ricombinarne incessante-

mente gli elementi rilevando nel cuore stesso delle trasformazioni, come in sovraimpressione, una straordinaria permanenza dell'antico, persino dell'arcaico: entrambi fittamente tramati nella modernità, con presenti e non semplicemente sopravviventi. Tale simultaneità contribuisce a fare di Napoli un luogo della monumentalità "diffusa" , e familiare, dove il ricordo, segno di una profonda, non accademica dimestichezza con l'antico. Una città si posa sui suoi miti, sulle sue fondazioni simboliche - che ne sia onon ne sia consapevole - proprio come si posa sulle sue fondazioni materiali, sulle "emergenze" del tempo che solo successivamente la memoria collettiva trasforma in monumenti, attribuendo loro un significato "ulteriore". Questo significato è, precisamente, la lezione del tempo, ciò che il tempoha da dirci attraverso certi luoghi e certi simboli: non a caso un antico sinonimo di monumento era "monimento", entrambi derivanti dal latino.

Napoli è l'unica città d'Europa che abbia conservato nella vita quotidiana, tratti simili a quelle delle città antiche. E' una voce, questa, che passa, di bocca in bocca, tra i protagonisti del grand tour: da Goethe a Nietszche, da Rilke a Benjamin. La maggior parte di essi sente il valore, l'importanza che la diversità di Napoli risveglia nell'osservatore, consistente in parte nell'apparire sempre altra, sfuggente rispetto all'imponente mole di immagini e di steriotipi che pretendono di rappresentarla, di affermarne per intero la complessità. Quei visitatori colgono l'intigrata singolarità napoletana, derivante anche dal fatto che quanto altrove è scomparso, qui è custodito e conservato accanto al nuovo. Nasce così il mito di una Napoli "porosa", arcaicamente "meridiana", un'immagine talvolta leziosa e di maniera - che vede nella città il rovescio, l'antitodo mediterraneo alla disincarnata ragione nordica - ma non priva tuttavia di una sua verità. Prova ulteriore, questa, della virtualità simbolica della metropoli del Sud, in cui ciascuno può trovare la propria verità che cerca.

Oggi, di tale ricchezza, il senso comune, e la sua estetica altrettanto comune, vedono perlopiù gli aspetti deteriori, quelli più epidermici, cioè il disordine, la sporcizia: tutto quanto rende superficialmente simili le grandi agglomerazioni urbane. Non è un caso che Napoli sia spesso vista e raffigurata come un corpo degradato: in realtà il degrado in questione, o meglio, la convenzione rappresentativa del degrado, sono in parte l'effetto della stratificazione ininterrotta del ricordo e dei suoi oggetti. Sfugge così quell'antica unità di luoghi, epoche, comportamenti, che il tempo ha frammentato ma non interrotto.

Tale custodire non è solo conservazione museale del passato, ma rappresenta l'incessante rammemorare e prestare ascolto all'ininterrotto mormorio del tempo, e tradurlo a sua volta in memorie, luoghi, oggetti, abitudini, cultura di una città, il suo modo di essere, cioè di abitare il luogo. Napoli, che pure possiede il più grande centro storico d'Europa non si riduce tuttavia ad un museo a cielo aperto: essa è anche un laboratorio straordinario del tempo in continua attività cui guardare con eidetica attenzione. In questo antico crocevia del Mediterraneo il passato non viene totalmente "dimenticato" nel monumento, rimane testimonianza vivente, non muta e quetata allegoria o riserva archeologica concessa all'esilio degli dei.

Raffaele Bruno

IL MIS CON RAUTI TORNA IN PIAZZA A PROTESTARE CONTRO L'USURA DELLE BANCHE!

COMUNICATO STAMPA


IL MIS CON RAUTI TORNA IN PIAZZA A PROTESTARE CONTRO L'USURA DELLE BANCHE AL SUD!


Il Vice Segretario Nazionale Vicaro MIS con Rauti Raffaele Bruno, mentre si svolgeva un volantinaggio di militanti missini contro l'usura bancara al centro di Napoli fuori ad un istituto bancario, ha rilasciato la seguente dichiarazIone:


«Il fenomeno più rilevante della patologia bancaria nel nostro Paese è rappresentato dalla crisi delle banche meridionali, che ha riguardato sia alcuni maggiori istituti pubblici che banche private di ridotte dimensioni, assumendo vere e proprie caratteristiche di instabilità sistematica. Questa analisi, che ebbi modo di illustrare nella mia qualità di Vice Segretario Nazionale Vicario e responsabile del Dipartimento per le Politiche Meridionali del Movimento Idea Sociale, in un convegno sul tema : "Banche e Mezzogiorno", organizzato dal Banco di Napoli e dall'Unione Industriali della Campania, trova purtroppo conferma nel numero di provvedimenti di amministrazione straordinaria e di liquidazione coatta relativi a banche con sede nelle regioni del Sud. La ricollocazione della proprietà avvenuta negli ultimi anni a vantaggio di aziende con sede legale nel Centro Nord sta avendo effetti devastanti sul tessuto economico e sociale del Mezzogiorno, poiché le banche gestite da centri decisionali non locali hanno aumentato la loro avversione a dare fidi a imprese e a dare una mano chi è in difficoltà. Oggi le banche del Sud gestite dal Nord praticano tassi già di per se da usurai e addirittura di tre quattro punti superiori a quanto si pratica nelle regioni settentrionali. Vale a dire che un imprenditore che chiede un aiuto economico ad una banca, a pari condizioni, paga fino a cinque punti in più di tasso di interessi rispetto ad un imprenditore del Centro Nord. Tutte le banche comandate dal Nord hanno poi il compito specifico di rastrellare i risparmi dei meridionali per poi investirli nelle regioni del Centro Nord, con il risultato che il Sud diventa sempre più povero e gli imprenditori meridionali hanno sempre meno possibilità di essere aiutati dalle banche. Certo, fare banca al Sud significa confrontarsi, da un lato, con una realtà imprenditoriale a più alta rischiosità, carattere a sua volta originato, a parità di altre condizioni, dall'incapacità cronica dello Stato e degli Enti Locali di offrire in modo efficace i beni pubblici primari: tutela dei diritti della persona e della proprietà, autentici catalizzatori del lievito dell'economia di mercato, rappresentato dalla fiducia. L'assenza della miglior miscela tra regole e fiducia rappresenta la più grave carenza con cui devono confrontarsi banche e imprese del Mezzogiorno, e rispetto alle quali la parte migliore dei ceti produttivi poco può. Il Mezzogiorno ha patito per decenni i costi economici e sociali di una sorta di tacito "patto scellerato" che negli scorsi decenni ha legato il triangolo politica – impresa – banca nella reciproca protezione delle rispettive rendite di posizione. L'intreccio tra politica, banca, impresa, famiglia e istituzioni di controllo è rimarchevole. In generale, la grande politica affaristica ha disegnato regole del gioco che indirizzavano le risorse verso usi pubblici e privati economicamente improduttivi, ma elettoralmente vantaggiosi. Tante imprese collegate ad affaristi, malavita e banchieri senza scrupoli asserviti alla politica traevano vantaggio da quell'intreccio, che definiva mercati e settori poco competitivi.L'inefficacia delle istituzioni pubbliche – tempi e modi della burocrazia e della giustizia in testa – hanno completato il quadro, in cui rendite politiche e professionali hanno finito per determinare un nodo difficile da sciogliere. Ma oggi siamo caduti dalla padella alla brace. Dalle grandi banche gestite dal potere politico che dava fidi facili ai camorristi e ai politici di Tangentopoli, siamo passati ad un sistema creditizio che nel Sud è completamente in mano alle speculazioni del Nord. Di fronte a questa situazione nessuno ha mosso finora un dito. Oggi si ritorna a parlare del problema, ma solo perché qualcuno vuole farsi un poco di propaganda personale. Tutti i partiti, i sindacati e la classe politica meridionale sono di fatto complici e qualcuno avrà pagato il loro silenzio. Ecco perché fummo soli noi del Movimento Idea Sociale a chiedere un'indagine parlamentare sul Credito meridionale e a protestare per giorni sotto la sede centrale di via Toledo quando anche il più grande e prestigioso Istituto bancario meridionale: il Banco di Napoli, fu svenduto all'Imi San Paolo di Torino per una manciata di miliardi delle vecchie lire. Ed ecco perché ancora oggi siamo gli unici a denunciare l'usura bancaria»


Napoli, 7 marzo 2011 L'Addetto Stampa del MIS con RAUTI