giovedì 31 dicembre 2009

LA MIA CHIESA (di Umberto Franzese)

LA MIA CHIESA

di Umberto Franzese


I bambini, teneri virgulti, sono le prime vittime di una
chiesa rapace, ingannevole, insidiosa.
I bambini indifesi, deprivati, ma anche quelli protetti,
tutelati, che frequentano regolarmente la scuola, praticano
attività sportive, corsi di danza, di ballo, di lingua
inglese a scapito della lingua madre. Progetti a lunga o a
breve scadenza che nascondono vuoti affettivi, calore
familiare. Falsità mondane per mettere in piedi delle
aspettative che non troveranno mai sbocchi reali. Inutili
esercizi nella speranza di creare campioni sportivi o stelle
dello spettacolo: sono questi gli unici modelli a cui si
rifanno i piccoli aspiranti imbeccati da padri e madri di
"famiglie allargate" o "dissolte".
La chiesa, certa chiesa, a questo stato di abbaglio, di
vagheggiamento, dà una mano. La chiesa che da Casa di Dio
si fa luogo di svago, di spettacolo. La chiesa, che per
mettere in scena la Sacra Natività, allontana da sé il
Santissimo, lo mette fuori dalla Sua dimora restringendolo
altrove sotto chiave. E apre le porte ad orchestrali,
cantanti, presentatore, intervistatore. E' un modo per
dare spazio ai microfoni, alle luci dei riflettori, alla
scenografia e a un po' di notorietà passeggera a quanti
si sono sottoposti a fatiche e a stress per farsi avanti e
vestire i panni di artisti in erba aiutati da maestri
improvvisati e da mamme speranzose ed intriganti.
La Casa di Dio, ove dovrebbe regnare silenzio e compostezza,
spogliata della sua sacralità. La Casa di Dio che ospita
una vera e propria orchestra, composta da: pianola, chitarre
elettriche, violino, tromba, batteria. Il presentatore che
attizza il pubblico presente, la cantante che in luogo di
intonare canti natalizi, canta in inglese canzoni che nulla
hanno da spartire con la tradizione nostrana. E ad ogni sua
esibizione giù applausi scroscianti da amici e parenti.
Non c'è biglietto d'ingresso, ma un costo da pagare
dal momento che in una busta di colore rosso fuoco,
approntata con leggerezza, bisogna inserire una "offerta a
piacere". L'incasso recondito risulterà efficace,
adeguato.
Sono ben tristi giorni per la Chiesa romana. Sono spariti da
un pezzo i preti che vestivano la veste talare, parlavano
latino e non volgevano le spalle al Signore. Si è anche
passati dal canto gregoriano alle messe rock. Sono stati
rifatti gli arredi sacri che stanno a metà tra il kitch
valdostano e il moderno "design" americano. Non c'è
più religione: I ministri di Dio sono degli autentici
"pentiti". Chi sia oggi il nemico principale della
Chiesa cattolica è presto detto: non l'Islam, non
l'ateismo occidentale, non la New Age, non la TV, non il
materialismo, l'aborto o le manipolazioni genetiche.
Il nemico della Chiesa cattolica, è la chiesa
scristianizzata, la chiesa che si culla nell'edonismo e
nel consumismo più sfrenato.
La Chiesa non più tale, ma "aula liturgica", che
rappresenta nel presepe una donna incinta completamente nuda
che corre. Secondo gli "stimmatini" di Sezano, che
cercano di spingersi un tantino più oltre dei
"pallottini" sulla strada del "cattoprogressismo",
la figura di donna nuda è la Vergine Immacolata "come
segno dell'Avvento per il messaggio di Annuncio e di
concepimento che porta con sé".
Sono altri i veri cristiani nel mondo: quelli della
"Chiesa che soffre", sottoposti alle più barbare
vessazioni e persecuzioni.
Noi miscredenti, noi gaudenti, arginiamo la fede, smorziamo
il valore dello spirito e svalutiamo la dignità
dell'individuo, sostituiamo il sacro e ravviviamo il
profano.
Noi, portiamo offesa ai simboli religiosi.
Noi, di fronte a religioni salde, efficaci, inattaccabili,
siamo destinati a perire.
Noi che concediamo protezione in cambio di sottomissione.
Noi "egualitaristi", che concepiamo i diritti delle
minoranze uguali a quelli delle maggioranze.
Noi, che a buon pro mettiamo il nostro Dio fuori
dall'uscio per far posto al Sacro Consumo, al godimento,
alla gozzoviglia, allo sperpero.
Rimpiango la mia Chiesa. La Chiesa di S. Alfonso Maria dei
Liguori, la Chiesa di S. Giuseppe Moscati, di S. Pio V, di
Don Placido Baccher, di Bartolo Longo.
Rimpiango il Natale con gli zampognari d'Abruzzo e fare le
novene. Il Natale del dare, del donare. Il Natale del Divin
Verbo. Il Natale nei versi della Pastorale settecentesca di
Sant'Alfonso, di Salvatore Di Giacomo, di Libero Bovio.
Rimpiango la mia Chiesa: Chiesa di beatitudine, Chiesa di
conciliazione, di sacrificio, di pietà, di compassione.
Rimpiango i canti della liturgia mariana: Nativitas Tua,
Ecce Ancilla Domini, Gaude Dei genitrix, Virgo Dei genitrix.
Ricordo con malinconia, con profondo rammarico, Ministri di
Dio modelli di probità, di rettitudine: Padre Postiglione
di S. Maria Maddalena, Padre Ciccone di S. Maria del
Soccorso, Padre Cordella di S. Gennaro al Vomero, Padre
Noviello, Padre Gambardella.
"Sinite parvulos ad me venire". No, non affidate, mamme
che avete a cuore il bene dei vostri figli, non affidate i
vostri figli a cattivi maestri!

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