lunedì 11 maggio 2009

BRUNO, (CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DELLA PROVINCIA DI NAPOLI), NO AL FEDERALISMOCHE PREMIA I RICCHI E PENALIZZA IL MEZZOGIORNO!

S E G R E T E R I A N A Z I O N A L E

C O M U N I C A T O S T A M P A


BRUNO: (CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DELLA PROVINCIA DI
NAPOLI), NO AL FEDERALISMO CHE PREMIA I RICCHI!

Sull'argomento il Candidato alla presidenza della
Provincia di Napolie Vice Segretario Nazionale Vicario del
MovimentoIdea Sociale con Rauti Raffaele Bruno ha
dichiarato:
"Altro che Mezzogiorno assistito dallo Stato e "palla al
piede dell'Italia". Sono le regioni più ricche che
percepiscono la maggior parte dei fondi statali. La sentenza
della Consulta sulla spesa regionale riporta l'attenzione
proprio sul tema del federalismo. Può allora essere utile
sapere che ormai anche colui che è unanimemente
riconosciuto come il padre del federalismo fiscale italiano,
Piero Giarda, ne è fermamente convinto: il decreto
approvato, quello che stabilisce i criteri di riparto dei
fondi statali tra le regioni a statuto ordinario, non
funziona. Non funziona secondo il professore di Scienza
delle finanze della Cattolica di Milano, perché
trasferisce più risorse alle regioni ricche che a quelle
povere. Prendiamo il caso della Campania. Se andiamo a
leggere i dati dell'ultimissimo libro di Giarda,
L'esperienza italiana di federalismo fiscale, pubblicato
dall'edizioni Il Mulino, apprendiamo che ogni cittadino
campano nel 2002 ha perso 4,25 euro di trasferimenti
statali. Se il decreto 56/2000 fosse stato correttamente
applicato, la Campania avrebbe perso solo 1,22 euro per
abitante. La Lombardia, viceversa, ha guadagnato, sempre nel
2002, 5,20 euro in più di trasferimenti statali per
abitante; mentre, se il decreto fosse stato correttamente
applicato, ne avrebbe guadagnato soltanto 2,35 per abitante.
Lo stesso vale, ovviamente, con cifre diverse, per Puglia e
Calabria. Insomma, il decreto 56/2000 toglie risorse alle
regioni povere per darle alle ricche. Il nuovo Titolo V
della Costituzione, legislatura non introduce nel nostro
ordinamento alcuni principi di federalismo fiscale. In
particolare mentre l'articolo 117 introduce i cosiddetti
livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti
civili e sociali (che devono essere uguali per tutti),
l'articolo 119 prevede il fondo di perequazione per i
territori con minor capacità fiscale. Questi due principi
non possono essere concretamente applicati insieme a meno di
far prevalere l'uno comprimendo l'altro fino a svuotarlo di
significato. Il federalismo fiscale così com'è non
può, insomma essere applicato correttamente, a meno che
non si voglia accettare una differenziazione nel trattamento
dei cittadini delle regioni forti rispetto a quelli delle
regioni deboli e si realizzi così una palese
ingiustizia. Si tratta di un federalismo che premia i ricchi
e affossa le regioni in difficoltà del Mezzogiorno già
penalizzate dal malgoverno endemico del centro destra e del
centro sinistra nei confronti del Sud".

Napoli, 11 maggio 2009

L'Addetto Stampa

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